GLI ANTEFATTI

Se ci guardiamo indietro per trovare le prime origini ed i primi fatti politici e sociali, che permisero al fascismo di conquistare il potere in Italia, dobbiamo spingerci con lo sguardo almeno all'anteguerra. Nel 1914 era scoppiata la "Grande Guerra" e I'Italia aveva seguito inizialmente una politica di neutralità. La tradizione giolittiana, ancora forte in Italia, non consentiva altre soluzioni politiche. Ma fermenti culturali, spinte sociali potentissime agivano in seno alla società italiana. Nel 1909 Marinetti "né pensatore, né artista serio, ma piuttosto un ciarlatano dotato di quel senso segreto che i ciarlatani, i politicanti, i commessi viaggiatori e giocatori posseggono e che fino ad un certo punto li rende profeti" aveva pubblicato a Parigi il primo manifesto futurista. Egli si era reso in tal modo interprete di un modo di pensare molto diffuso tra gl'intellettuali ed i ceti medi di tutta Europa, che sembravano opinare che "qualsiasi cosa, anche il disordine, il delitto e l'idiozia (fosse) migliore del presente stato borghese delle cose". L'ottocento aveva avuto come suoi superiori ideali la conquista dell'unità nazionale, dell'indipendenza. Il nazionalismo risorgimentale è conquista della dignità del popolo, è conquista delle istituzioni parlamentari, è conquista infine del suffragio universale. Il nuovo secolo vede il mutarsi degl'ideali risorgimentali: la nazionalità resta l'ideale supremo, ma è adesso da imporre attraverso l'affermazione della potenza italiana fra le nazioni europee. Di qui lo sgretolarsi ed il degenerare del parlamentarismo di stampo anglosassone, accettato dagli italiani, ma estraneo alla tradizione culturale italiana. Il sentimento della libertà in Italia "non deriva dal rispetto per qualche superiore opinione, ma dalla mancanza di rispetto per tutte le opinioni".
Già una prima occasione d'affermazione fu, per queste nuove correnti emergenti, l'impresa di Libia. Di lì a pochi anni venne la prova suprema la guerra mondiale. La tradizione socialista aveva però ottenuta la neutralità italiana. Ma emergeva ormai una nuova realtà: la piazza; essa poteva dominare, ed in effetti dominò, il parlamento. La battaglia per l'intervento fu condotta nella piazza dal ceto medio e borghese, smanioso di battersi per uscire da una inerzia senza fine. Ed in prima linea per la battaglia interventista troviamo proprio Benito Mussolini, che, con un voltafaccia improvviso, ma con intuito prodigioso dei sentimenti della piazza, era uscito dal partito socialista e nel gennaio del 1915 aveva aderito ai fasci d'azione rivoluzionaria muovendo da posizioni d'estrema sinistra verso l'intervento. Ancora nel settembre del 1914 Mussolini aveva condannato la guerra senza mezzi termini. Ma a novembre eccolo improvvisamente convertito all'interventismo più attivo e più ardente, al quale egli dava voce spesso volgare e sempre pugnace. Strana unione eterogenea d'uomini di sentimenti e destini diversi questi primi fasci d'intervento. Accanto a Mussolini erano sindacalisti come De Ambris e Corridoni, e giovani politici come Farinacci e Caldera, Nenni e Salvemini. Nel mese di novembre del 1914 Mussolini fondò "Il Popolo d'Italia" nuovo quotidiano. che propugnò l'intervento accanto agli alleati contro la Germania. L'interventismo mussoliniano provocò ovviamente la condanna decisa da parte dei socialisti ufficiali, scandalizzati dal repentino cambiamento d'opinioni del loro esponente politico; di conseguenza egli venne scacciato dal partito, così come già poco prima era stato fatto per Leonida Bissolati. Tuttavia Mussolini non pensava d'essere in aperto contrasto con le sue idee precedenti. " A suo parere, restava un socialista rivoluzionario perché aderiva alla storia e ne seguiva il movimento, mentre il partito (socialista), che si proclamava rivoluzionario, concepiva la rivoluzione come un dogma astratto e non sapeva intuirla negli avvenimenti." Eppoi lo stesso Mussolini in un suo articolo teorizzava il suo qualunquismo, pragmatismo e possibilismo, e soprattutto il suo impellente bisogno d'azione: "La vita è varia, complessa, multiforme: ricca di possibilità, fertile di sorprese, prodiga di contraddizioni. Chi è stolto che pretende di violentarla nel breve capitolo dl una formula, nella schematica proposizione di un dogma? Libertà, dunque libertà infinita. Libertà di ripudiare Marx, se Marx è invecchiato finito ; libertà di ritornare a Mazzini, se Mazzini dice alle nostre anime aspettanti la parola che ci esalta in senso superiore dell'umanità nostra; libertà di tornare a Prouhon, a Bakunin, a Fourier, a S.Simon, a 'wen, e a Ferrari, e a Pisacane, e a Cattaneo... agli antichi e ai recenti; ai vivi e ai morti, purché il "verbo " Sia capace di fecondare l'azione". Da parecchie fonti è stato dimostrato che il mutamento d'opinione circa l'intervento da parte di Mussolini fu determinato da finanziamenti, ricevuti dall'estero (in particolare dalla Francia) e dall'interno (in particolare da Naldi). Tuttavia "considerare il passaggio di Mussolini dal neutralismo all'interventismo come un puro fatto di lucro e di corruzione sarebbe errato. Il fattore decisivo va cercato nella passione di Mussolini per l'azione e per il comando : passione certamente stimolata, per rivalità, ma questa circostanza dalla posizione presa da uomini come Corridoni e De Ambris". Sicchè questo Mussolini della prima ora, pur muovendosi da posizioni di estrema sinistra, finì col trovarsi accanto ai nazionalisti, gruppo reazionario senz'altro fra i più accesi sostenitori dell'interventismo.

Marinetti, ideatore del
Manifesto Futurista


Manifestazione interventista
davanti al Quirinale


De Ambris, Corridoni e Mussolini

1914 Filippo Corridoni ad una manifestazione interventista

L'arresto di Benito Mussolini durante una manifestazione interventista.

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