Augusto
Turati
Parma 1888 - Roma 1955
Nacque a Parma nel 1888. Trasferitosi a Brescia fu redattore presso
la "Provincia di Brescia", giornale di ispirazione liberal-democratica,
e intraprese studi in legge senza conseguire la laurea. Attivo
interventista prese parte al primo conflitto mondiale con il grado
di capitano e fu decorato. Congedato nel 1919 fece ritorno a Brescia
dove riprese a lavorare presso il giornale "La Provincia
di Brescia" in qualità di capo redattore. Alla fine
del 1920 aderì ai fasci di combattimento conquistando,
a livello locale, una discreta fama. Dal 1923 al 1926 fu segretario
del fascio di Brescia indirizzandolo, data la sua impostazione
sindacale, verso un'attenta cura dei problemi di carattere economico.
La sua figura conobbe una risonanza a livello nazionale in seguito
al grande sciopero dei metallurgici lombardi svoltosi nella primavera
del 1925. Nel 1926 fu nominato segretario del Partito nazionale
fascista mantenendo tale compito fino al 1930. I quattro anni
della sua gestione furono distinti da grandi epurazioni, da un
ridimensionamento dei capi provinciali in favore del potere centrale
e da un rigido inquadramento degli iscritti. Sotto la sua segreteria
il Partito perse la sua autonomia in favore dello Stato. Entrato
in contrasto con Mussolini per ragioni di carattere economico,
Turati era assai critico nei confronti della politica di "quota
novanta", rassegnò le sue dimissioni. Dopo una breve
collaborazione con il "Corriere della sera" fu chiamato,
nel 1931-1932, a dirigere "La Stampa". Nello stesso
anno, dopo una campagna scandalistica sul suo nome, fu espulso
dal Partito ed esiliato a Rodi dove rimase fino al 1937 partecipando
come socio ad un impresa agricola. Ritornato in Italia nel 1937
fu riammesso nel Partito a condizione di intraprendere un esperimento
agrario in Etiopia. Il fallimento del progetto lo riportò
in patria all'inizio del 1938. Successivamente esercitò
la professione di consulente legale abbandonando qualsiasi aspirazione
di tipo politico. Non aderì perciò alla Rsi ma,
a guerra terminata, fu in ogni caso processato. Amnistiato, morì
a Roma nel 1955.
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