Mentre
in Inghilterra, in Francia, in Germania, nel Belgio, sorgevano ambiziosamente
fin dal 1919 le prime imprese di navigazione aerea, nell'intento
di utilizzare senza indugio l'esperienza aeronautica che la guerra
aveva in pochi anni moltiplicato, l'Italia pre fascista si affrettava
a sbarazzarsi di quella preziosa eredità trasmessa dal sacrificio
e dal sangue: ali e materiale, ancora ottimamente efficienti, furono
barattati contro pochi soldi, come mercanzia svilita; tecnici di
prim'ordine e piloti perfetti furono invitati a scegliersi un altro
mestiere. Nei primi tre anni della pace vittoriosamente conquistata
il cielo d'Italia fu lasciato in esclusiva ai passerotti e agli
sparvieri. Mussolini anche in questo settore essenziale della vita
civile trovò lo sfacelo. Lo sforzo del Governo fascista fu
anche qui durissimo. Di fronte alle altre nazioni, dove già
l'esperienza dava i primi frutti e le imprese aeronautiche unificandosi
gettavano le basi di un durevole assetto economico, l'Italia era
arretrata di ben sette anni. La gravissima situazione dell'Italia,
dunque con un altro governo, sarebbe rimasta fatalmente insanabile.
Dal 1926 ad oggi, con sette anni di svantaggio sulle altre bandiere,
con una sapiente e compatta opera di organizzazione e di penetrazione
politica, l'Italia fascista ha colmato il distacco, portando la
sua aviazione mercantile alla pari con quelle degli altri paesi
se non, per certi aspetti, superandole. La gestione dei servizi
aerei regolari italiani era affidata prima del 28 ottobre 1934,
a ben sei Compagnie, cinque continentali e una coloniale. Con sano
criterio economico, considerate le difficoltà e gli oneri
inerenti all'inizio di ogni nuova industria, la rete era stata distribuita
a sei diverse imprese facenti capo a gruppi industriali solidi e
sicuri. Nel loro complesso le sei Compagnie italiane costituivano
una possente compagine industriale - per un capitale globale di
45.000.000 di lire - che coordinata e disciplinata nella organizzazione
corporativa era ben degna di es-ser posta alla pari con le più
grandi Compagnie europee. Tuttavia considerando superata la fase
iniziale di avviamento, e sufficientemente matura l'esperienza armatoriale,
il Ministero dell'Aeronautica ha affrontato il problema della riorganizzazione
su basi unitarie delle frazionate attività dei servizi aerei,
onde consentire una più vantaggiosa utilizzazione degli stanziamenti
destinati all'aviazione mercantile; facilitare il rinnovamento e
l'aggiornamento del materiale di volo; migliorare i servizi, sia
accelerandoli in armonia coi progressi tecnici realizzati nel frattempo,
sia con un più perfetto coordinamento di linee e di orari.
Il problema è stato risolto creando un nuovo ente a cui è
stata affidata la gestione di quasi tutte le linee aeree italiane
di grande navigazione. La nuova compagnia parastatale, sorta dalla
fusione di cinque imprese preesistenti, è stata inaugurata
dal Duce il 28 ottobre 1934-XIII, col nome di "Ala Littoria".
Accanto a questa maggiore sorella, il Ministero dell'Aeronautica
ha creduto conveniente di lasciar sopravvivere un'altra compagnia,
quella delle "AvioLinee Italiane", interamente a capitale
privato, la quale gestisce con sani criteri industriali e con magnifici
risultati, collegamenti aerei importantissimi sotto l'aspetto commerciale
e politico. Se si considera l'enorme varietà e difficoltà
di problemi che accompagnano l'istituzione di una linea aerea e,
in particolare, la difficile conformazione geografica dell'Italia,
appare semplicemente meraviglioso come in soli sei anni dal 1926
al 1932 si sia potuta creare dal nulla una rete aerea perfettamente
attrezzata, di 20.000 chilometri, più estesa della inglese,
non di molto minore della francese, della tedesca, della russa.
L'impianto di una rete non è infatti soltanto una corsa al
chilometro: la distribuzione delle linee aeree è un problema
di squisita antiveggenza politica. Anche sotto questo aspetto il
rinnovato prestigio dell'Italia fascista è valso a porre
e a consolidare le basi essenziali: lo sviluppo della rete aerea
nel Mediterraneo, di cui l'importanza per l'Italia è ovvia,
e nell'Adriatico, con particolare riguardo alla costa ed alle isole
dalmate; la compiuta penetrazione nel prossimo Oriente per due vie,
terrestre (Tìrana-Salonicco-Sofia) e marittima (Atene-Rodi
e Atene-Mitilene-Costantinopoli), che costituiscono altrettanti
tentacoli mossi verso il Medio Levante e l'Estremo Oriente; il regolare
collegamento col continente africano (Tunisi e Tripoli) che, oltre
al suo alto valore commerciale, presenta un evidente interesse politico,
per i possibili sviluppi da Tripoli già riunita per via aerea
a Tobruk, verso l'Arabia e il Levante attraverso l'Egitto, e verso
l'Eritrea, la Somalia e l'Abissinia attraverso il Sudan; e infine
dalla Tunisia attraverso le coste nordafricane fino a Bolama, donde
la futura grande linea transoceanica per il Brasile. Oltre a queste
posizioni laboriosamente raggiunte e che assicurano in un vicino
futuro la partecipazione dell'aviazione italiana alle grandi comunicazioni
aeree mondiali, non meno importante è lo sviluppo della rete
continentale: grandi capitali europee (Berlino, Vienna, Zurigo)
sono collegate per via aerea a Roma e presto lo saranno anche Parigi
e Londra. L'immediato programma di espansione aerea che il nuovo
ente, "Ala Littoria", si è proposto di attuare,
tra le varie possibilità consentite dalle posizioni conquistate,
si riassume in tre capisaldi: intensificazione delle comunicazioni
aeree nel continente europeo; intensificazione di collegamenti sul
bacino del Mediterraneo; nuove grandi linee verso Oriente e Occidente.
Oggi
quasi tutti gli, apparecchi in servizio sono di concezione e fabbricazione
italiana, per caratteristiche spesso superiori a quelli esteri.
La creazione della "Ala Littoria" ha facilitato l'opera
di rinnovamento del materiale di volo. Il nuovo ente, aboliti i
tipi meno efficienti quali i monomatori terrestri, li ha sostituiti
interamente con trimotori; contemporaneamente ha rinnovato gran
parte degli idro bimotori in uso sulle linee marittime con idro
trimotori, di schietta concezione e costruzione italiana, che costituiscono
il tipo più veloce di idro in servizio sulle linee aeromarittime
d'Europa. Entro l'anno XIII saranno inoltre messi in volo, sulle
linee di maggiore affluenza, grandi quadrimotori capaci di 32 passeggeri
e di una velocità di crociera di 300 km. orari; mentre saranno
sperimentati sulle stesse linee nuovi grandi prototipi, per circa
20 passeggeri, dalla velocità oraria superiore ai 300 km.
e, per linee di piccolo cabotaggio, nuovi tipi di appa-recchi che
consentano un costo d'esercizio as-sai basso, nonché di aeromobili
anfibi per linee costiere. Altissimo è il grado di organizzazione
raggiunto per quanto riguarda le infrastrutture e gli apprestamenti
a terra: 81 aeroporti di cui 19 civili, 20 idroscali civili, 86
aeroporti e campi di fortuna, 5 stazioni R. 1., 95 stazioni aerologiche.
Imponente patrimonio, è la formidabile armatura che pone
per questo riguardo l'Italia fascista in testa o almeno alla pari
con le grandi potenze aeronautiche d'Europa. I risultati, in cifre
concrete, all'ottava anno (i926-1933) di vita dell'aviazione mercantile
italiana, sono eloquentissimi: 25.000.000 di chilometri percorsi;
circa 220.000 passeggeri trasportati; chilogrammi 520.000 di posta
e kg. 3.232.000 di merci trasportate. Nel solo anno 1933 furono
percorsi chilometri 4.763.863, trasportando 43.126 passeggeri, kg.
62.888 di posta, kg. 238.669 di giornali, kg. 565.818 di bagagli,
kg. 188.723 di merci. Ma soprattutto l'aviazione commerciale italiana
vanta un primato, che occorre finalmente porre in rilievo, perché
è l'indizio indiscutibile della sua perfetta organizzazione:
la sicurezza. Nel 1927, fu creato presso un Istituto che già
vantava salde tradizioni, - il "Registro Navale" -' un
reparto aeronautico a cui venne affidato il controllo tecnico degli
aeromobili e dei motori in tutte le fasi della vita, dalla costruzione
all'impiego, sia presso le ditte costruttrici, sia presso le società
esercenti linee aeree, gli altri enti (aerocentri, campiscuola)
e gli stessi privati. Il perfetto e rigoroso funzionamento di questo
Reparto Aeronautico del Registro Italiano (R.I.N.A.) ha molto contribuito
al raggiungimento di una sicurezza di navigazione quasi assoluta:
nel 1932 la percentuale dei voli irregolari fu di 1,31 per condizioni
atmosferiche sfavorevoli, di 0,13, per avarie di motore mentre nessuna
irregolarità si ebbe a verificare per avarie agli apparecchi.
La percentuale degli incidenti fu minima: la media generale risultò
di 0,193 per 1 milione di chilometri, ciò che equivale a
un incidente ogni 2.260.000 chilometri percorsi. Queste bassissime
percentuali, che riferite a un solo anno, potrebbero sembrare eccezionalmente
fortunate, furono ancora sensibilmente eguagliate nel 1933, e sono
state mantenute anche nel 1934.
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