DISCORSO DEL
03 maggio 1928
Parole pronunciate il 3 maggio 1928 in una seduta di protesta del Senato contro, l'attentato anarchico di Milano, compiuto proprio il giorno in cui s'inaugurava una grande esposizione. Attentato che costa la vita di parecchie persone e mise in pericolo la stessa vita sacra del Re

Onorevoli Senatori!
Il Governo si associa alle alte e commosse parole pronunciate dal Presidente di questa Assemblea. Parole di esultanza, di rimpianto, di esecrazione. Di esultanza perché lo scempio micidiale lasciò illesa la sacra persona del Re; di rimpianto per le vittime innocenti, falciate improvvisamente dalla morte, e vi furono tra esse donne, fanciulli, soldati; di esecrazione per gli autori di tanta strage. All'annuncio del luttuoso evento, la Nazione fu profondamente rattristata. Milano non meritava tale mortificazione e tale dolore, proprio nel giorno in cui si apprestava a mostrare al mondo, con una esposizione superba, presenti ben seimila espositori, i progressi compiuti in questi ultimi anni dall'Italia. Milano, instancabile nel suo lavoro, inesauribile nelle sue iniziative, incrollabile nel suo patriottismo; Milano, asse dell'economia italiana, non è rimasta che poche ore sotto il peso della sanguinosa onta. Già nel pomeriggio della stessa giornata, Milano raccoglieva a masse innumeri il suo popolo per onorare il Re. Composti religiosamente e solennemente nelle fosse i suoi cittadini caduti, Milano riprendeva il suo intenso lavoro, al quale sono per tanta parte legate le fortune d'Italia. Come bene disse testè il Presidente di questa Assemblea, l'illusione dei criminali non poteva avere durata più breve. La disciplina della Nazione rifulse come non mai nella tragica giornata, e quanto al Regime, è semplicemente insensato illudersi che attentati del genere possano in qualsiasi guisa indebolirlo. C'è ancora una parola che dovrà essere pronunciata prima che il tempo fuggevole e l'oblio pietoso allontanino dalle memorie l'episodio barbaro del 12 aprite: i morti, i feriti, i vivi vogliono palese ma severa giustizia.

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