Dopo
lo smagliante discorso dell'on. Delcroix che voi avete ascoltato
con grande entusiasmo, un discorso che uscisse dalle linee della
più stretta sobrietà, toglierebbe tutto il calore
alla profondità del sentimento di questa celebrazione.
Celebrazione possibile in questa Camera, che è viva e degna
di vivere, che ha ancora dei compiti da assolvere e li assolverà,
come forse non era possibile in una legislatura di tre anni fa,
quando 156 deputati, che avevano soltanto il coraggio della loro
viltà verbale uscirono dall'aula, credendo di ferire con
la loro latitanza il prestigio della Dinastia. II Governo fascista
che da tre anni è servitore scrupoloso e leale del Re e
della Nazione, si associa alla mozione proposta dall'on. Delcroix.
Vi si associa tutto il popolo italiano, che è pacificato
quando siano esclusi gli spodestati irriducibili. Il Sovrano che
intendiamo di onorare e di servire ha retto i destini della Nazione
in uno dei periodi più importanti e più tormentosi
della nostra storia. Si potrebbe dividere questo periodo in tre
tempi: dal '900 al '910, la Monarchia non osteggia, ma accoglie
il primo movimento delle classi lavoratrici che, essendo vissute
in condizioni ingrate, si affacciavano per la prima volta alla
vita ed alla storia. Più importante è il secondo
periodo. Il Re silenzioso e saggio, ma sensibile, profondo conoscitore
dei bisogni e dei sentimenti del popolo, avverte che non si poteva
frenare il moto interventista che dilagava nelle piazze, sente
che questo moto rispondeva a un bisogno incoercibile della nostra
razza, lo accoglie, gli dà il suo sigillo, e snuda la spada.
Crede nella guerra, e fa la guerra, fante tra i fanti; vi crede
anche quando, in un periodo di incertezza, molti dubitavano, ma
Lui, a Peschiera, non dubitò. Certo vivrà nei secoli
la bellezza dell'umiltà della guerra; in questo secondo
decennio, il Re è il custode della Vittoria; così
come nel 1915 egli sente che la guerra ha creato delle nuove generazioni,
delle passioni, dei bisogni, dei sentimenti, tutto un ideale della
vita diverso dall'ideale dell'anteguerra, sente che l'Italia di
oggi, la nostra Italia, l'Italia delle nostre generazioni è
assetata di gloria e di potenza. Noi sentiamo che se domani, nuovamente
una grande ora suonasse, il Re saggio, il Re vittorioso si rimetterebbe
alla testa dei reggimenti e delle legioni. Noi sentiamo che il
Re saggio, che il Re vittorioso è sempre presente all'anima
del suo popolo. Intendiamo oggi di onorarlo con questa solenne
celebrazione, in quest'assemblea che diventa sempre più
degna. Intendiamo di servirlo con tutte le nostre forze, con tutte
le nostre energie, con la vita e, se occorra, anche col sacrificio
supremo. Innalziamo a Lui il triplice grido di: Viva il Re!
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