Terminata
la seduta inaugurale del settimo congresso internazionale di chirurgia,
all'uscita del palazzo, Mussolini esce quasi illeso da un attentato
compiuto contro di lui
Colleghi del Governo ! Camerati del Direttorio e delle province
! La cerimonia dell'insediamento del nuovo Direttorio del Partito
ha due tempi: il primo si svolge in questa sala oggi, il secondo
si svolgerà domani, sulla plancia di una nave da guerra.
Ho voluto che la cerimonia dell'insediamento del nuovo Direttorio
avesse un certo rilievo, ed una certa procedura, perché
penso che d'ora innanzi tutte le nostre manifestazioni, dalle
piccole alle maggiori, debbono avere una forma, o, per dirla con
uria frase che è di moda in questo momento, uno stile.
Il Direttorio è quello che si potrebbe chiamare il ministero
del Partito. Il Direttorio è l'anima del Partito, è
l'elemento che dirige, controlla, coordina il Partito. La sua
funzione è quindi importantissima. Ora, non solo bisogna
mantenere il Partito in piena efficienza, ma questa efficienza
dev'essere la nostra fatica quotidiana. Chiunque pensi che la
rivoluzione fascista possa da questo momento f are a meno del
Partito, è un illuso o un suicida. Già nell'ordine
del giorno del Gran Consiglio si è chiaramente detto quali
sono i compiti del Partito. Il Partito è la riserva politica
e spirituale del regime, mentre le corporazioni sono la riserva
economica, mentre la Milizia è la sua salvaguardia militare.
Il Partito deve fascistizzare la nazione dal basso all'alto e
dall'alto al basso; il Partito deve finalmente dare le classi
dirigenti fasciste per tutte le istituzioni maggiori e minori
del regime. Sono compiti di un'importanza enorme, che bastano
per il lavoro di tutti, e, se volete, per la gloria di tutti.
Il trapasso dal vecchio al nuovo Direttorio non dev'essere drammatizzato.
Io sono nemico dei drammi, anche di quelli che ci riguardano,
quindi tutto deve essere considerato alla stregua di un fatto
che interessa la vita del Partito e deve essere considerato con
quella calma, quel sangue freddo, quella chiara visione degli
avvenimenti che debbono contraddistinguere la mentalità
fascista. Del resto, non c'è nulla di nuovo. Ci può
essere un cambiamento di temperamenti, che sono faccende personali;
ma non c'è nulla di spostato per quello che riguarda le
linee generali dell'attività del Partito. Cioè,
si continua ad essere intransigenti. Intransigenti, perché
non si può f are a meno di essere intransigenti quando
si è fascisti; perché non si può f are a
meno di essere intransigenti contro tutti i residui del vecchio
regime; perché, soprattutto, non si può fare a meno
di essere intransigenti contro le forze democratiche, massoniche,
demagogiche, plutocratiche che tentano di accerchiare il Partito.
Quindi niente mollezze. Anche se gli avversari sono ridotti al
lumicino, non bisogna mai farsi illusioni o credere che il proprio
compito sia esaurito o che vi siano parole definitive nella storia
degli uomini. Secondo punto. Gli uomini del nuovo Direttorio sono
in parte appartenenti a quello di prima, a quello dimissionario,
in parte sono vecchi fascisti delle province, che ognuno di voi
deve conoscere. Disciplina. Bisogna intendersi. La disciplina
non può essere una cosa soltanto formale, deve essere una
cosa sostanziale. Cioè non si può essere, disciplinati
soltanto quando ciò è facile o fa comodo, perché
questa non è vera disciplina. Bisogna essere disciplinati
soprattutto quando la disciplina costa sacrificio o rinunzia.
Quella è la vera disciplina, la disciplina fascista. Alcuni
mesi fa, ricevendo un fiero fascista di Toscana, l'onorevole Scorza,
io gli fissai quattro punti, non quattordici, per le direttive
di azione. Io dicevo che bisogna bandire dalle nostre file i litigiosi,
quelli che non vivrebbero, che non potrebbero vivere senza seminare
intorno a sé il litigio e la discordia. Noi siamo così
numerosi e il regime è così potente che noi possiamo
completamente liberarci di questa zavorra umana. Bisogna che il
fascismo nelle provincie, ovunque, ritrovi la sua tranquillità
fraterna e bisogna che i fascisti, in quanto uomini, sappiano
tollerarsi a vicenda. Questo è 1'equilibrio dei partiti,
questo è 1'equilibrio morale che può dare la forza
ai partiti. Quindi disciplina rigida, che si esplichi dall'alto
al basso e dal basso all'alto. Disciplina sentita, sostanziale,
profondamente morale. Bisogna poi che iI Partito si liberi di
tutte le posizioni provinciali che sono ancora incerte. Altrimenti
si adotterà, per talune località irriducibili, dove
la bega è allo stato cronico, una punizione tipica, che
consiste nel bandire i fascisti indisciplinati e litigiosi. Come
abbiamo bandito moralmente gli avversari, così noi, d'ora
innanzi, bandiremo quelle località dove il fascismo continuasse
a dare indegno spettacolo di se stesso ! Camerati ! Vi è
un altro punto che bisogna chiarire con parole schiettissime.
La più alta espressione del regime è il Governo;
quindi tutto ciò che dal Governo dipende e discende è
fascista. I fascisti debbono essere doppiamente disciplinati:
come fascisti e come cittadini. Che non si crei il dissidio anacronistico,
grottesco ed assurdo di credere che 1'autorità dello Stato
fascista sia autorità dalla quale si può prescindere,
cadendo cioè in quella mentalità demagogica, stolta
ed anarcoide, che noi abbiamo cauterizzata col ferro e col fuoco.
Lo Stato fascista è il Governo fascista, e il capo del
Governo fascista è il capo della rivoluzione. Abbiamo dei
compiti gravissimi, camerati; dei compiti che misureranno la nostra
validità morale. Mi spiego. Viviamo nello Stato fascista,
abbiamo sepolto il vecchio Stato demo-liberale e siamo cioè
in uno Stato che controlla tutte le forze che agiscono in seno
alla nazione. Controlliamo le forze politiche, controlliamo le
forze morali, controlliamo le forze economiche, siamo quindi in
pieno Stato corporativo fascista. Il compito è grave. Noi
abbiamo innalzato un edificio potente. Il Partito ha assunto una
tremenda responsabilità storica. Ora, camerati, si è
o non si è fascisti, cioè si ha o non si ha il senso
religioso e tragico di questa necessità. Se si ha, il compito
diventa facile relativamente. Allora i problemi non si presentano
complicati, allora le volontà umane soccorrono per vincere
le difficoltà obiettive. Insisto. Vi prego di considerare
anche che noi abbiamo vinto la nostra battaglia all'interno. Oggi
noi possiamo veramente dire che i vecchi partiti son sgominati,
e il vecchio regime è putrefatto, ma la nostra battaglia
non è vinta all'estero. La nostra battaglia all'estero
è diventata dura e sempre più difficile, e per circostanze
obiettive e per circostanze volontarie. Noi rappresentiamo un
principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l'antitesi netta,
categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della
plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dire in
una parola, degli immortali principi dell"89. Stando così
le cose, e stando realmente così, poiché questa
affermazione è il prodotto di incessanti e severe meditazioni;
stando così le cose, non sarete stupiti che tutto il mondo
degli immortali principî, della fraternità senza
fratellanza, della uguaglianza disuguale, della libertà
con i capricci sia coalizzato contro di noi. Ecco, siamo sul piano
dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante, perché
battere i vecchi residui dei partiti in Italia è stata
una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e
farlo trionfare, questa è la fatica per cui un popolo ed
una rivoluzione passano alla storia. Non sono per abitudine ottimista,
non amo coloro che, imitando Pangloss, trovano che tutto va bene.
Vedo un periodo difficile. Ma questo, invece di deprimerci, ci
deve inorgoglire. È fatale, è bellissimo che ogni
rivoluzione che trionfa in un paese abbia contro di sé
tutto un vecchio mondo. Noi spezzeremo il cerchio eventuale con
una triplice azione, mantenendo intatta la nostra unità
morale, e quella del popolo italiano; facendo lega sul sistema
corporativo, per cui nessuna, dico nessuna, energia del lavoro
e della produzione italiana deve andare dispersa; e, finalmente,
se sarà necessario, spezzeremo anche il cerchio politico,
poiché l'Italia esiste e rivendica pienamente il diritto
di esistere nel mondo! Domani mattina salirete a bordo della Cavour.
Ho dato ordine che i gerarchi provinciali del fascismo siano salutati
al loro arrivo da salve di tredici colpi di cannone. Vi avverto
che quando spara il cannone, è veramente la voce della
patria che tuona. Bisogna scoprirsi e tenersi in posizione di
" attenti! ". Domani vi darò un piccolo, quasi
microscopico supplemento al discorso di oggi. Poi ritornerete
alle vostre province, con la persuasione fortissima che si cammina
e si camminerà a qualunque costo, con la decisione di estirpare
tutte le beghe e le possibili discordie, con la convinzione che
tutto quello che accade intorno a me mi lascia indifferente. Io
non per nulla ho prescelto a motto della mia vita: " Vivi
pericolosamente ", ed a voi dico, come il vecchio combattitore:
" Se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se muoio,
vendicatemi ".
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