Camerati
combattenti! Dalle novantotto province d'Italia voi siete giunti
in massa a Roma per celebrare fra le sue mura trimillenarie il
ventennale della Vittoria, che le Forze Armate di terra, di mare
e di cielo riportarono nell'ottobre del 1918 ponendo termine alla
guerra mondiale. Venti battaglie, quaranta mesi di eroiche e durissime
prove furono necessari per abbattere un impero che era il secolare
nemico d'Italia e per portare le nostre bandiere sui termini sacri
e naturali della Patria. Non dunque invano fu sparso il generoso
sangue dei settecentomila Camerati caduti, il cui spirito immortale
aleggia in questo momento fra noi. Voi avete vissuto giorno per
giorno la guerra e ne portate l'orgoglioso ricordo spesso nelle
vostre carni, sempre nei vostri cuori. Orgoglio giustificato perché
voi, o camerati combattenti, non vi siete misurati contro popoli
imbelli, ma contro eserciti potentemente organizzati e contro
razze tradizionalmente guerriere e militari. I nostri avversari
di ieri hanno dato ripetute, solenni, qualche volta commoventi
testimonianze del valore italiano. Dopo venti anni la Vittoria
riconsacrata dal Fascismo coincide con l'inizio della vera pace
secondo giustizia per tutti. Nel cielo politico dell'Europa la
zona dell'azzurro tende ad estendersi. Uomini responsabili lavorano
a questo scopo, ma sarebbe imprudente e poco fascista abbandonarsi
ad ottimismi esagerati e prematuri. Vi sono uomini i quali, sentendosi
particolarmente battuti dalla rettilinea, veramente pacifica,
europea ed umana politica dell'Asse, sognano ad occhi aperti aleatorie
e impossibili rivincite. Per questo, o camerati, bisogna ancora
dormire colla testa sullo zaino, come facevamo in trincea.
Camerati!
Tornando alle vostre case dopo questa gloriosa giornata romana,
fate vivere in voi e tramandate nei vostri figli, che hanno l'inestimabile
privilegio di crescere nel clima imperiale del Fascismo, lo spirito
della Vittoria, che significa: dovere, coraggio, dedizione assoluta
alla Patria. Camerati combattenti! Saluto al Re!
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