Discorso
pronunciato nella città di Genova
Camerati Genovesi!
Durante questi dodici anni l'Italia ha velocemente camminato,
e Genova del pari. Ma quello che abbiamo fatto non può
essere considerato che come una tappa. Nella lotta delle Nazioni
e dei continenti non ci si può fermare: chi si ferma è
perduto. Ecco perché il Regime fascista farà tutto
quanto è necessario per potenziare i vostri traffici marittimi
e le vostre iniziative industriali. Sono in errore coloro i quali
credono che la lotta per l'autarchia, che noi continueremo con
estremo vigore, diminuisca i traffici. Ne può variare la
qualità, non ne altera nel complesso il volume. Altrettanto
falso è il ritenere che il Regime voglia sacrificare le
medie e piccole attività industriali e commerciali. È
esattamente vero il contrario. Gli operai della grande Genova,
che hanno dato tante prove della loro disciplina e del loro attaccamento
al lavoro, sanno per mille dati di fatto che le loro condizioni
sono sempre presenti alla mia intelligenza e soprattutto al mio
cuore. Le direttive della nostra politica sono chiare: noi vogliamo
la pace, la pace con tutti. E vi posso dire che la Germania nazionalsocialista
non desidera meno ardentemente di noi la pace europea. Ma la pace,
per essere sicura, deve essere armata. Ecco perché io ho
voluto che a Genova si raccogliesse tutta la flotta: per mostrare
a voi e agli Italiani delle due regioni più continentali,
che sono il Piemonte e la Lombardia, quale è la nostra
effettiva forza sul mare. Noi vogliamo la pace, ma dobbiamo esser
pronti con tutte le nostre forze a difenderla, specie quando si
odono discorsi, sia pure d'oltre Oceano, sui quali dobbiamo riflettere.
È forse da escludere che le cosiddette grandi democrazie
si preparino veramente ad una guerra di dottrine. Comunque, è
bene che si sappia che, in questo caso, gli Stati totalitari faranno
im-mediatamente blocco e marceranno fino in fondo.
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