La
commemorazione di Enrico Corradini
Signori senatori, È con profonda commozione che, in nome
del Governo e mio, mi associo alla nobile ed eloquente esaltazione
che della vita e dell'opera di Enrico Corradini è stata
fatta dal Presidente della vostra assemblea. Nessuno più
e meglio del vostro Presidente ha conosciuto intimamente Enrico
Corradini in tutta la sua azione di pensatore, di pioniere, di
agitatore di idee e di moltitudini. Si può dire di Enrico
Corradini che Egli appare alla soglia del secolo attuale come
l'annunciatore di un nuovo tempo imminente. La sua attività
di scrittore politico comincia nel 1903 e continua, sempre più
intensa e sommovitrice e feconda, fino al 1915: l'anno della grande
voltata nella storia italiana, l'anno nel quale si vide che si
poteva militare agli opposti lati e non essere lontani. Ma il
1915 non si spiega senza porre tra i fattori che determinarono
gli eventi la predicazione di Enrico Corradini; predicazione che
era, nel 1910, emigrata dai cenacoli fiorentini per scendere a
battagliare più da vicino nel centro politico della Nazione
e che era uscita dalla semplice formulazione dottrinaria, per
diventare attività quotidiana di gruppi organizzati. Era
quasi nell'ordine naturale delle cose che il Partito, che aveva
nel suo programma la lotta contro il liberalismo, la massoneria,
la democrazia ed il socialismo, finisse per incontrarsi con quegli
evasi delle diverse scuole socialistiche, i quali avevano avuto
sempre in sommo dispregio almeno tre di quelle forze, contro le
quali puntava impetuosamente e ormai vittoriosamente il nazionalismo
corradiniano, e avevano combattuto anche una concezione del socialismo:
quella del pratico, manovratore, accomodante riformismo parlamentare.
La guerra, voluta e combattuta dalla parte migliore del popolo
italiano, veniva a consacrare il trionfo di uno dei postulati
che aveva infiammato nel primo decennio l'animo di Enrico Corradini,
cioè la dimostrazione della capacità militare del
popolo italiano, la sua resistenza a sostenere un lungo sforzo
guerresco e quindi il naufragio totale e definitivo di tutta quella
falsa letteratura, debilitante ed in massima parte importata,
secondo la quale l'Italia avrebbe dovuto seguire perennemente
la troppo prudenziale e suicida politica del piede di casa. Era
fatale che nel 1922 si ripetessero gli incontri del 1915. Enrico
Corradini, fondatore e creatore di un movimento, che tanta parte
aveva avuto nel primo quarto di secolo della storia nostra, comprese
che il suo movimento, rimasto sempre minoranza, doveva ormai sfociare
nel vasto fiume del Fascismo; nel quale confluivano tutte le masse
dei combattenti e delle nuove generazioni e quelli che, battezzati
dalla guerra, non avevano mai conosciuto la politica e i partiti;
fiume che aveva travolto, colla rivoluzione dell'ottobre del 1922,
tutta la vecchia classe politica italiana. Enrico Corradini fu
sostenitore e attuatore della fusione tra Nazionalismo e Fascismo,
operatasi necessariamente e lealmente nel 1923. Nessuno più
di Lui meritava la retrodatazione della tessera. Egli non era
soltanto del 1919, ma del 1896; non solo fascista della prima,
bensì della primissima ora. Enrico Corradini partecipò
quindi alla vita del Partito e del Regime: fu gerarca e gregario
fedele disciplinato, membro del Gran Consiglio; componente della
Commissione dei diciotto; collaboratore assiduo a tutta l'opera
legislativa del Regime. La Milizia volontaria lo volle a suo caporale
d'onore, in riconoscimento solenne di quanto aveva osato e compiuto
in tempi difficili. Altri in altra sede dirà di Lui come
letterato, giornalista, drammaturgo, uomo politico; mi sia concesso
solo di porre in rilievo l'importanza sua di pensatore. Pochi
scrittori politici possono stargli a fianco e per solidità
costruttiva delle idee e per conoscenza della storia e per la
forma semplice e maschia della sua esposi-zione: doti queste che,
in particolare, rifulgono nel suo ultimo libro, sintesi delle
sue concezioni, che ha per titolo: Unità e potenza delle
nazioni. In questo libro le nuove generazioni fasciste trove-ranno
larga messe di ispirazioni all'amore della Patria e una se-vera
norma di vita. Poco fa il nome di Enrico Corradini fu evocato
con l'appello che il rito fascista esige. Al "Presente"
gridato dalle Camicie nere di Roma, hanno fatto spiritualmente
eco le Camicie nere di tutta Italia!
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