Quarto discorso pronunciato a Trieste
È questa, o Triestini e Triestine, la quarta volta che
ho la fortura, l'onore e la gioia di rivolgervi la parola. La
prima fu nel dicembre del 1918, quando nell'aria della vostra
città e nelle vostre anime c'era ancora, visibile e sensibile,
la vibrazione del grande evento che si era compiuto con la Vittoria.
Tornai nel 1920 e nel 1921, quando eravamo tormentati dalle questioni
di una pace mediocre e, per alcuni aspetti, storta, mentre lo
squadrismo triestino ripuliva energicamente ed eroicamente la
vostra città dai molti, dai troppi reliquati dell'antico
regime. Dopo molti anni torno fra voi e sin dal primo sguardo
ho potuto riconoscere il grande, il poderoso balzo innanzi compiuto
dalla vostra, dalla nostra Trieste. Non sono venuto tra voi per
rialzare il vostro morale, così come gli stilopennivori
d'oltre monte e d'oltre mare hanno scioccamente stampato. Non
ne avete bisogno, perché il vostro morale fu sempre altissimo.
Né sono venuto per sottolineare davanti agli Italiani gli
interessi e i sentimenti della vostra città, perché
gli Italiani, da parecchie generazioni, hanno il nome di Trieste
nel cuore. Sono venuto per vedere ciò che avete fatto e
per vedere altresì come sia possibile di bruciare rapidamente
le tappe per giungere alla mèta. Sono venuto per ascoltarvi
e per parlarvi. Non ci sono svolte particolari nella storia di
Trieste che non siano svolte, fasi, cicli della comune storia
della Patria. Quando, nel 1866, il giovane Regno d'Italia, alleato
militarmente con la Prussia, fermò i suoi confini all'Judrio,
sembrò ai superficiali che il destino di Trieste fosse
sigillato. Sedici anni dopo, Trieste risponde col gesto di Oberdan,
mentre l'irredentismo infiammava tutta la Gioventù italiana.
Nel 1914 la duplice Monarchia getta i dadi, tenta la partita suprema:
la perde. Quattro lunghi anni di attesa per voi, o Triestini,
più lunghi del cinquantennio precedente. Viene la Vittoria.
Voi siete ricongiunti politicamente all'Italia, dico politicamente,
perché spiritualmente lo foste in ogni tempo. Liquidata
questa posizione storica, il vostro retroterra imperiale era in
frantumi; ma Trieste riprende animosamente la marcia con il suo
spirito di iniziativa, con le sue tradizioni marinare, con la
sua lunga preparazione. Ciò che ha fatto in questo ventennio,
Italiani e stranieri possono constatare e devono ammirare. Vent'anni
dopo, nel marzo del 1938, si compie un evento fatale, che si delineava
già dal 1878, come voi ben sapete. Milioni di uomini lo
hanno voluto, nessuno si è opposto. Trieste si trova di
fronte ad una nuova situazione, ma Trieste è pronta ad
affrontarla ed a superarla; Trieste sa che la geografia non è
un'opinione e si vendica, a lungo andare, di coloro che tale la
stimano. Trieste conta sulle sue forze, Trieste non può
voltare, non volta, non volterà mai le spalle al suo mare.
Triestini!
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