Discorso
tenuta a Palermo
Camerati palermitani! Con questa vostra maestosa adunata di popolo
si conclude il mio secondo viaggio in Sicilia. Ora posso dire
di avere veramente visitato la vostra magnifica terra e di avere
veduto la sua laboriosa e fierissima gente. Nella prima parte
del mio discorso io parlerò di voi, dei vostri problemi,
dei nostri problemi, poiché non c'è nessun problema
in nessuna parte d'Italia che non diventi immediatamente un problema
della nazione. Nella seconda parte prospetterò talune questioni
che si riferiscono all'attuale situazione internazionale. Prima
di tutto desidero far sapere ai camerati delle altre 85 provincie
del Regno, e ai superstiti antifascisti che girano per il mondo,
che la Sicilia è fascista fino al midollo! Che la Sicilia
e le Camicie Nere sono una cosa sola! Che la Sicilia e il fascismo
costituiscono una perfetta identità! Anche la Sicilia ha
camminato vigorosamente durante questi primi 15 anni della rivoluzione
fascista. Se mi fosse concesso di parlare per percentuali, direi
che il 25% è già fatto, che un 25% è in via
di realizzazione, che un 50% resta da fare e sarà fatto.
Il problema dei problemi per la vostra isola si riassume in un
nome breve, semplice, italianissimo: acqua. Acqua per dissetare
gli uomini, acqua da sistemare, per evitare che per i pericoli
della malaria le genti si raccolgano sulla cima delle montagne,
acqua da raccogliere. Il latifondo, quantunque oggi sia spogliato
dei suoi reliquati feudali dalla politica fascista, sarà
liquidato dal villaggio rurale il giorno in cui il villaggio avrà
l'acqua e la strada. Allora i contadini di Sicilia, come i contadini
di tutte le parti del mondo, saranno lieti di vivere sulla terra
che essi lavorano. Finirà la cultura estensiva, la vostra
terra potrà nutrire il doppio della popolazione che oggi
conta, perché la Sicilia deve diventare e diventerà
una delle più fertili contrade della terra! Voi avete visto
crescere sotto i vostri occhi l'apprestamento militare, terrestre,
marittimo ed aereo che presidia l'isola. Solo per una suprema
follia si potrebbe pensare ad una invasione. Qui non sbarcherà
mai nessuno, nemmeno un soldato! Ora ascoltate questo annunzio:
si inizia per la vostra isola un'epoca tra le più felici
che essa abbia mai avuto nei suoi 4 millenni di storia. Quest'epoca
è legata ad un fatto storico che noi abbiamo avuto la suprema
fortuna di vivere: la fondazione del secondo impero di Roma. Le
energie dello Stato saranno d'ora innanzi, con maggiore intensità,
convogliate verso di voi, perché la Sicilia rappresenta
il centro geografico dell'impero. Quando io decisi di fare le
grandi manovre in Sicilia, ci furono degli allarmi. Ci furono
delle interpretazioni estensive, esagerate, intempestive. Tutto
ciò è passato. Ormai tutti devono convincersi che
l'Italia fascista intende praticare una politica concreta di pace.
E' su queste direttive che noi tendiamo a migliorare le relazioni,
soprattutto con gli stati confinanti. Non c'è dubbio che
dal marzo ad oggi i rapporti con la Jugoslavia sono migliorati,
quelli con l'Austria e l'Ungheria sono sempre intonati ai protocolli
di Roma, e specialmente durante la punta della crisi economica
si sono dimostrati efficacissimi. Non ho bisogno di dire che con
la Svizzera le relazioni sono più che amichevoli. Rimane,
a proposito dei confini terrestri, la Francia. Se noi esaminiamo
con mente pacata e raziocinante l'insieme di questi rapporti,
noi finiamo per concludere che non vi è materia per un
dramma. Le relazioni sarebbero certamente migliori se, in Francia,
taluni circoli abbastanza autorevoli non fossero degli idolatri
degli idoli ginevrini, ed anche se non ci fossero altre correnti
che da 15 anni, con una costanza degna di miglior causa, attendono
di giorno in giorno la caduta del regime fascista. Se dalle frontiere
terrestri passiamo alle frontiere marittime e coloniali, noi ci
incontriamo con la Gran Bretagna. Ho detto: ci incontriamo. Prego
quindi coloro i quali si affrettando a tradurre o a tradire i
miei discorsi, di fare la dovuta distinzione tra un incontro e
uno scontro. Quando ritorno a riflettere sull'ultimo biennio delle
nostre relazioni con Londra, io sono portato a concludere che
al fondo c'è stata una grande incomprensione. L'opinione
era rimasta indietro. Si aveva dell'Italia una concezione superficiale
e pittoresca, di quel pittoresco che io detesto! Non si conosceva
ancora questa giovane, risoluta, fortissima Italia. Ora, con gli
accordi del gennaio, ci fu un chiarimento della situazione. Poi
accaddero degli episodi incresciosi sui quali in questo momento
è inutile ritornare. Oggi c'è di nuovo una schiarita
all'orizzonte. Considerando la comunità delle frontiere
coloniali, io penso che si può arrivare a una conciliazione
tra la via e la vita. Così l'Italia è disposta a
dare la sua collaborazione a tutti i problemi che investono la
vita politica europea. Bisogna però tener conto di alcune
realtà. La prima di queste è l'impero. Si è
detto che noi desideriamo un riconoscimento da parte della Lega
delle Nazioni. Affatto! Noi, o camerati, non chiediamo agli ufficiali
di stato civile di Ginevra di registrare delle nascite. Crediamo,
però, sia venuto il tempo di registrare un decesso. C'è
da 16 mesi un morto che appesta l'aria: se non lo volete seppellire
per la serietà politica, seppellitelo in nome dell'igiene
pubblica! E per quanto noi non possiamo essere sospettati di eccessiva
tenerezza per l'areopago ginevrino, noi diciamo tuttavia che è
superfluo aggiungere alle infinite divisioni che turbano quell'organismo,
una ulteriore divisione tra coloro che non hanno riconosciuto
e coloro che hanno riconosciuto l'impero di Roma. Altra realtà
di cui bisogna tener conto è quella che si chiama ormai
comunemente l'Asse Berlino-Roma. Non si arriva a Roma ignorando
Berlino o contro Berlino, e non si arriva a Berlino ignorando
Roma o contro Roma. Tra i due regimi c'è una solidarietà
in atto. Voi mi intendete quando dico che c'è una solidarietà
in atto! Sia detto, nella maniera più categorica, che noi
non tollereremo nel Mediterraneo il bolscevismo o qualche cosa
di simile. Quando siano evitati questi perturbamenti di gente
assolutamente estranea al Mediterraneo, perturbamenti forieri
di guerra, mi piace concludere il mio discorso lanciando un appello
di pace a tutti i paesi che sono bagnati da questo mare, dove
3 continenti hanno fatto confluire le loro civiltà. Noi
ci auguriamo che questo appello sia raccolto, ma se non lo fosse
noi siamo perfettamente tranquilli, perché l'Italia fascista
ha tali forze di ordine spirituale e materiale che può
affrontare e piegare qualunque destino!"
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