DISCORSO DEL
24 settembre 1938
Discorso declamato a Padova

Camerati!
A Gorizia io dissi che, pur essendovi una schiarita all'orizzonte, ogni ottimismo per quanto concerne la situazione europea doveva essere considerato prematuro. A Treviso annunciai che il Primo Ministro britannico stava pilotando la navicella della pace verso il porto, ma non dissi che vi sarebbe arrivato. Oggi aggiungo che la situazione ha gli aspetti di questa giornata: stamattina era molto grigio, fra poco potrebbe spuntare il sole. Pareva che con l'accettazione da parte di Praga del piano cosiddetto franco-inglese di Londra, si potesse considerare avviata la situazione all'epilogo. Ma è accaduto quello che accade sovente nei regimi cosiddetti democratici. Il Governo, che avendo accettato quel piano aveva l'obbligo morale di restare in carica per farlo applicare, si è viceversa dimesso; il suo posto è stato occupato da un Generale che tutti dichiarano molto, troppo amico di Mosca. Il primo atto di questo nuovo Governo è stata la proclamazione della mobilitazione generale. Perché sarebbe veramente assurdo, e, aggiungo, criminale, che milioni di europei dovessero scagliarsi gli uni contro gli altri semplicemente per mantenere la signoria del signor Benes su otto razze divise. Gli è che in regime di democrazie domina l'irresponsabilità, perché ognuno pensa di scaricare le responsabilità sul Partito opposto sul suo vicino. Nei regimi cosiddetti totalitari questo slittamento di responsabilità è impossibile. Il problema, ora che è posto innanzi alla coscienza dei popoli, deve essere risolto in maniera integrale e definitiva. C'è il tempo per questa soluzione, e se un conflitto dovesse comunque scoppiare c'è la possibilità di localizzarlo. Ma accade in questi giorni che Partiti e tendenze più o meno imperanti nei Paesi dell'Occidente, ritengono che questo sia il momento opportuno per fare i conti con gli Stati totalitari. In questo caso, questi Partiti e tendenze non si troveranno di fronte a due Paesi, ma a due Paesi che formeranno un blocco solo. Se in Italia ci fossero aliquote di quelli che io chiamo gli uomini che stanno perennemente dietro alla persiana, quelli che io chiamo moralmente i borghesi, dichiaro che saranno immediatamente messi fuori combattimento. Da questa Padova che vide venti anni or sono, quasi di questi giorni, conchiudersi quello che era stato un urto secolare e fatale di due Popoli e di due concezioni, da questa Padova che, attraverso il suo glorioso Ateneo, fu per secoli il propugnacolo del più ardente patriottismo, da questa Padova che vive nel clima dell'Impero, e che io considero una delle più dinamiche città l'Italia, da questa Padova che mi ha oggi presentato le Forze del Regime in uno schieramento che io posso chiamare, senza retorica, semplicemente formidabile, io non sento il bisogno di mortificare il Popolo italiano raccomandandogli di mantenere anche nei prossimi giorni l'imperturbabile calma di cui ha dato prova sin qui: io so che ognuno di voi, e tutti voi, siete pronti a qualsiasi evento. ("Sì, subito!" e la folla prorompe in una altissima prolungato ovazione). Questa vostra risposta, questo vostro oceanico grido, è stato in questo momento udito dal mondo. E con voi ha risposto l'intero Popolo italiano.

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