Discorso
declamato a Padova
Camerati!
A Gorizia io dissi che, pur essendovi una schiarita all'orizzonte,
ogni ottimismo per quanto concerne la situazione europea doveva
essere considerato prematuro. A Treviso annunciai che il Primo
Ministro britannico stava pilotando la navicella della pace verso
il porto, ma non dissi che vi sarebbe arrivato. Oggi aggiungo
che la situazione ha gli aspetti di questa giornata: stamattina
era molto grigio, fra poco potrebbe spuntare il sole. Pareva che
con l'accettazione da parte di Praga del piano cosiddetto franco-inglese
di Londra, si potesse considerare avviata la situazione all'epilogo.
Ma è accaduto quello che accade sovente nei regimi cosiddetti
democratici. Il Governo, che avendo accettato quel piano aveva
l'obbligo morale di restare in carica per farlo applicare, si
è viceversa dimesso; il suo posto è stato occupato
da un Generale che tutti dichiarano molto, troppo amico di Mosca.
Il primo atto di questo nuovo Governo è stata la proclamazione
della mobilitazione generale. Perché sarebbe veramente
assurdo, e, aggiungo, criminale, che milioni di europei dovessero
scagliarsi gli uni contro gli altri semplicemente per mantenere
la signoria del signor Benes su otto razze divise. Gli è
che in regime di democrazie domina l'irresponsabilità,
perché ognuno pensa di scaricare le responsabilità
sul Partito opposto sul suo vicino. Nei regimi cosiddetti totalitari
questo slittamento di responsabilità è impossibile.
Il problema, ora che è posto innanzi alla coscienza dei
popoli, deve essere risolto in maniera integrale e definitiva.
C'è il tempo per questa soluzione, e se un conflitto dovesse
comunque scoppiare c'è la possibilità di localizzarlo.
Ma accade in questi giorni che Partiti e tendenze più o
meno imperanti nei Paesi dell'Occidente, ritengono che questo
sia il momento opportuno per fare i conti con gli Stati totalitari.
In questo caso, questi Partiti e tendenze non si troveranno di
fronte a due Paesi, ma a due Paesi che formeranno un blocco solo.
Se in Italia ci fossero aliquote di quelli che io chiamo gli uomini
che stanno perennemente dietro alla persiana, quelli che io chiamo
moralmente i borghesi, dichiaro che saranno immediatamente messi
fuori combattimento. Da questa Padova che vide venti anni or sono,
quasi di questi giorni, conchiudersi quello che era stato un urto
secolare e fatale di due Popoli e di due concezioni, da questa
Padova che, attraverso il suo glorioso Ateneo, fu per secoli il
propugnacolo del più ardente patriottismo, da questa Padova
che vive nel clima dell'Impero, e che io considero una delle più
dinamiche città l'Italia, da questa Padova che mi ha oggi
presentato le Forze del Regime in uno schieramento che io posso
chiamare, senza retorica, semplicemente formidabile, io non sento
il bisogno di mortificare il Popolo italiano raccomandandogli
di mantenere anche nei prossimi giorni l'imperturbabile calma
di cui ha dato prova sin qui: io so che ognuno di voi, e tutti
voi, siete pronti a qualsiasi evento. ("Sì, subito!"
e la folla prorompe in una altissima prolungato ovazione). Questa
vostra risposta, questo vostro oceanico grido, è stato
in questo momento udito dal mondo. E con voi ha risposto l'intero
Popolo italiano.
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