DISCORSO DEL
25 ottobre 1932
Discorso pronunciato a Milano

Camicie Nere! Popolo di Milano! Torno dall'aver inaugurato una delle più grandi opere del primo Decennio del Regime Fascista, l'autostrada magnifica fra Milano e Torino, destinata a collegare sempre più intimamente le due grandi Città. Torno da Torino che ieri con il suo entusiasmo travolgente e incontenibile ha sfatato per sempre uno dei più subdoli luoghi comuni, diffuso dai nemici del Regime e dai nemici della Patria. Qui, o Camicie Nere, non vi aspetterete ancora un discorso politico. Qui nel mio spirito parlano in primo luogo i ricordi! E quantunque io abbia piuttosto la nostalgia del futuro che la nostalgia del passato, come non ricordare dinanzi alle Camicie Nere milanesi tutta la nostra storia, la storia che noi abbiamo vissuto? Come non ricordare le adunate del 1915, di quel maggio radioso che è stato il germe della nuova vita d'Italia? Come non ricor dare, parlando da questo sagrato, l'anima e la voce di Filippo Corridoni, Eroe del Popolo italiano? Come non ricordare i Rebolini, i Reguzzoni, i Guerrini e tutta la superba gioventù, che, dopo aver fatto dell'interventismo nelle piazze, fece dell'interventismo sui campi di battaglia? Come non ricordare il dopo-guerra, quando eravamo nella modesta via Paolo da Cannobio? Attorno a me, in quel piccolo ambiente che era onorato col nome di "covo", erano le prime Camicie Nere, gli arditi, i legionari, i volontari di guerra, tutti i combattenti che non erano stanchi di combattere ed erano disposti a riprendere la guerra, a scavare, come io dissi, le trincee nelle piazze delle città d'Italia! Erano belli quei tempi, ma anche gli attuali sono belli! Vedere dopo dieci anni tutto il popolo intorno al Regime e vedere soprattutto, fatto nuovo nella vita dell'umanità, il Popolo italiano protagonista della sua Storia! Ma più belli saranno gli anni di domani! Noi andiamo incontro ad essi con una decisione fredda e contenuta, ma tutta vibrante di raccolte speranze. Abbiamo sentito che il destino sarà domani, come oggi, nelle nostre mani, e che esso sarà il risultato della nostra invincibile volontà. Del resto, basta guardarsi attorno. In tutti i paesi regnano l'incertezza, l'inquietudine, il disagio morale, che si aggiunge a quello materiale. Popoli anche di antica civiltà sembrano senza guida e sono incerti sul loro destino. Noi, no! Noi abbiamo coraggio. Andiamo innanzi decisamente. Siamo temprati da una guerra e da una Rivoluzione. Possiamo affrontare tutti i compiti e li affronteremo. Non è colle conferenze a getto continuo che il mondo ritroverà la sua salute. Meno conferenze e più decisioni! Meno ordini del giorno e più azioni! È solo l'azione che guarisce! È solo l'azione che dà la tempra alle anime. Quando dieci anni fa - e sono qualche cosa nella vita di un uomo, ma un piccolo periodo nella vita di un popolo - noi muovemmo all'assalto della vecchia classe politica italiana che aveva mal governato soprattutto per mancanza di coraggio e di volontà, c'erano degli storici, dei dottrinari, degli osservatori i quali fecero in quel tempo le più ridicole profezie. Abbiamo già superata questa cifra: dieci per dieci, un secolo! Oggi questi sinistri profeti sono scomparsi dalla circolazione: la storia li ha abbattuti in pieno, li ha frantumati. Quando in Piazza Belgioioso io dissi che il Regime fascista aveva dinanzi a sé sessant'anni, erano i primi tempi. Oggi, con piena tranquillità di coscienza, dico a voi, moltitudine immensa, che il secolo ventesimo sarà il secolo del Fascismo. Sarà il secolo della potenza italiana; sarà il secolo durante il quale l'Italia tornerà per la terza volta ad essere la direttrice della civiltà umana, poiché fuori dei nostri principii non c'è salvezza né per gli individui, né tanto meno per i popoli. Fra dieci anni, lo si può dire senza fare i profeti, l'Europa sarà modificata. Si sono commesse delle ingiustizie. Anche contro di noi, soprattutto contro di noi. E niente di più triste del compito che qualche volta ci spetta di dover difendere quello che è stato il sacrificio magnifico di sangue di tutto il Popolo italiano! Voglio dirlo ancora una volta: l'eroismo individuale e collettivo del Popolo italiano durante la guerra è stato sublime e non teme confronto con nessuno degli altri eserciti! E se ci fosse stato un governo che avesse imposto una severa disciplina all'interno, che avesse disperso a frustate la mala genia degli imboscati, ed avesse punito severamente col necessario piombo nella schiena i disfattisti ed i traditori, oggi la storia della guerra italiana avrebbe soltanto pagine luminose. Ma ora si è visto che anche in altri paesi, dopo le offensive sfortunate e sanguinose, i corpi d'armata avanzavano verso le retrovie e spesso in sommo disordine. Se io compio questa rivendicazione, lo faccio perché Milano è stata la città dell'intervento, perché Milano è stata superba nell'assistenza civile, perché Milano ha dato diecimila morti alla Vittoria. Tra un decennio l'Europa sarà fascista o fascistizzata! L'antitesi in cui si divincola la civiltà contemporanea non si supera che in un modo: con la dottrina e con la saggezza di Roma! Ecco perché noi non contiamo gli anni. Credo che, se mi guardate attentamente, voi troverete che io sono diventato forse più asprigno ancora di quello che non fossi. Non solo io respingo il riposo o la sosta, ma sono ansioso di nuove prove e di nuove fatiche! Il giorno in cui fosse necessario, io sento che tutto il Popolo italiano mi seguirà ancora più fortemente! Io penso che voi sarete disposti a ulteriori sacrifici; sento che voi non misurerete il vostro sforzo. Oggi come non mai, nei suoi ventisette secoli di storia, il Popolo italiano è compatto, concorde, deciso! Possiamo trascurare ormai i rimasugli dei nostri nemici. Qualcuno mi ha ricordato una promessa che io feci nel 1926, in quello che fu chiamato il discorso dell'Ascensione. Non escludo che alla fine delle grandi cerimonie celebrative il Regime dia un'altra prova della sua forza con un atto di generosità verso gli illusi, le vittime delle predicazioni altrui, gli inattuali, i ritardatari, quelli che si erano messi in testa di fermare con mucchi di parole inutili il moto a valanga di un popolo. Questo atto sarà interpretato al suo giusto valore. Non smobiliteremo i nostri apparati di difesa fino a quando, soprattutto oltre le frontiere, non si sia sinceramente ossequienti all'ormai irrevocabile fatto compiuto. Tutte le mete che folgorano nel cuore della gioventù italiana sono presenti al mio spirito. Nessuna è dimenticata. Un giorno non vicino - ci vogliono almeno trent'anni per temprare come io desidero l'anima di un popolo - un giorno noi saremo veramente fieri di consegnare i nostri gloriosi gagliardetti alla gioventù che cresce e vigoreggia splendida sotto i nostri occhi. Noi diremo allora: "Questi sono i gagliardetti della Rivoluzione, consacrati dal sangue purissimo degli squadristi! Portateli in alto, difendeteli, se è necessario, con la vostra vita e fate che essi, nei futuri decenni, siano baciati dal sole di nuove e più luminose vittorie!".

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