Discorso
pronunciato a Milano
Camicie Nere! Popolo di Milano! Torno dall'aver inaugurato una
delle più grandi opere del primo Decennio del Regime Fascista,
l'autostrada magnifica fra Milano e Torino, destinata a collegare
sempre più intimamente le due grandi Città. Torno
da Torino che ieri con il suo entusiasmo travolgente e incontenibile
ha sfatato per sempre uno dei più subdoli luoghi comuni,
diffuso dai nemici del Regime e dai nemici della Patria. Qui,
o Camicie Nere, non vi aspetterete ancora un discorso politico.
Qui nel mio spirito parlano in primo luogo i ricordi! E quantunque
io abbia piuttosto la nostalgia del futuro che la nostalgia del
passato, come non ricordare dinanzi alle Camicie Nere milanesi
tutta la nostra storia, la storia che noi abbiamo vissuto? Come
non ricordare le adunate del 1915, di quel maggio radioso che
è stato il germe della nuova vita d'Italia? Come non ricor
dare, parlando da questo sagrato, l'anima e la voce di Filippo
Corridoni, Eroe del Popolo italiano? Come non ricordare i Rebolini,
i Reguzzoni, i Guerrini e tutta la superba gioventù, che,
dopo aver fatto dell'interventismo nelle piazze, fece dell'interventismo
sui campi di battaglia? Come non ricordare il dopo-guerra, quando
eravamo nella modesta via Paolo da Cannobio? Attorno a me, in
quel piccolo ambiente che era onorato col nome di "covo",
erano le prime Camicie Nere, gli arditi, i legionari, i volontari
di guerra, tutti i combattenti che non erano stanchi di combattere
ed erano disposti a riprendere la guerra, a scavare, come io dissi,
le trincee nelle piazze delle città d'Italia! Erano belli
quei tempi, ma anche gli attuali sono belli! Vedere dopo dieci
anni tutto il popolo intorno al Regime e vedere soprattutto, fatto
nuovo nella vita dell'umanità, il Popolo italiano protagonista
della sua Storia! Ma più belli saranno gli anni di domani!
Noi andiamo incontro ad essi con una decisione fredda e contenuta,
ma tutta vibrante di raccolte speranze. Abbiamo sentito che il
destino sarà domani, come oggi, nelle nostre mani, e che
esso sarà il risultato della nostra invincibile volontà.
Del resto, basta guardarsi attorno. In tutti i paesi regnano l'incertezza,
l'inquietudine, il disagio morale, che si aggiunge a quello materiale.
Popoli anche di antica civiltà sembrano senza guida e sono
incerti sul loro destino. Noi, no! Noi abbiamo coraggio. Andiamo
innanzi decisamente. Siamo temprati da una guerra e da una Rivoluzione.
Possiamo affrontare tutti i compiti e li affronteremo. Non è
colle conferenze a getto continuo che il mondo ritroverà
la sua salute. Meno conferenze e più decisioni! Meno ordini
del giorno e più azioni! È solo l'azione che guarisce!
È solo l'azione che dà la tempra alle anime. Quando
dieci anni fa - e sono qualche cosa nella vita di un uomo, ma
un piccolo periodo nella vita di un popolo - noi muovemmo all'assalto
della vecchia classe politica italiana che aveva mal governato
soprattutto per mancanza di coraggio e di volontà, c'erano
degli storici, dei dottrinari, degli osservatori i quali fecero
in quel tempo le più ridicole profezie. Abbiamo già
superata questa cifra: dieci per dieci, un secolo! Oggi questi
sinistri profeti sono scomparsi dalla circolazione: la storia
li ha abbattuti in pieno, li ha frantumati. Quando in Piazza Belgioioso
io dissi che il Regime fascista aveva dinanzi a sé sessant'anni,
erano i primi tempi. Oggi, con piena tranquillità di coscienza,
dico a voi, moltitudine immensa, che il secolo ventesimo sarà
il secolo del Fascismo. Sarà il secolo della potenza italiana;
sarà il secolo durante il quale l'Italia tornerà
per la terza volta ad essere la direttrice della civiltà
umana, poiché fuori dei nostri principii non c'è
salvezza né per gli individui, né tanto meno per
i popoli. Fra dieci anni, lo si può dire senza fare i profeti,
l'Europa sarà modificata. Si sono commesse delle ingiustizie.
Anche contro di noi, soprattutto contro di noi. E niente di più
triste del compito che qualche volta ci spetta di dover difendere
quello che è stato il sacrificio magnifico di sangue di
tutto il Popolo italiano! Voglio dirlo ancora una volta: l'eroismo
individuale e collettivo del Popolo italiano durante la guerra
è stato sublime e non teme confronto con nessuno degli
altri eserciti! E se ci fosse stato un governo che avesse imposto
una severa disciplina all'interno, che avesse disperso a frustate
la mala genia degli imboscati, ed avesse punito severamente col
necessario piombo nella schiena i disfattisti ed i traditori,
oggi la storia della guerra italiana avrebbe soltanto pagine luminose.
Ma ora si è visto che anche in altri paesi, dopo le offensive
sfortunate e sanguinose, i corpi d'armata avanzavano verso le
retrovie e spesso in sommo disordine. Se io compio questa rivendicazione,
lo faccio perché Milano è stata la città
dell'intervento, perché Milano è stata superba nell'assistenza
civile, perché Milano ha dato diecimila morti alla Vittoria.
Tra un decennio l'Europa sarà fascista o fascistizzata!
L'antitesi in cui si divincola la civiltà contemporanea
non si supera che in un modo: con la dottrina e con la saggezza
di Roma! Ecco perché noi non contiamo gli anni. Credo che,
se mi guardate attentamente, voi troverete che io sono diventato
forse più asprigno ancora di quello che non fossi. Non
solo io respingo il riposo o la sosta, ma sono ansioso di nuove
prove e di nuove fatiche! Il giorno in cui fosse necessario, io
sento che tutto il Popolo italiano mi seguirà ancora più
fortemente! Io penso che voi sarete disposti a ulteriori sacrifici;
sento che voi non misurerete il vostro sforzo. Oggi come non mai,
nei suoi ventisette secoli di storia, il Popolo italiano è
compatto, concorde, deciso! Possiamo trascurare ormai i rimasugli
dei nostri nemici. Qualcuno mi ha ricordato una promessa che io
feci nel 1926, in quello che fu chiamato il discorso dell'Ascensione.
Non escludo che alla fine delle grandi cerimonie celebrative il
Regime dia un'altra prova della sua forza con un atto di generosità
verso gli illusi, le vittime delle predicazioni altrui, gli inattuali,
i ritardatari, quelli che si erano messi in testa di fermare con
mucchi di parole inutili il moto a valanga di un popolo. Questo
atto sarà interpretato al suo giusto valore. Non smobiliteremo
i nostri apparati di difesa fino a quando, soprattutto oltre le
frontiere, non si sia sinceramente ossequienti all'ormai irrevocabile
fatto compiuto. Tutte le mete che folgorano nel cuore della gioventù
italiana sono presenti al mio spirito. Nessuna è dimenticata.
Un giorno non vicino - ci vogliono almeno trent'anni per temprare
come io desidero l'anima di un popolo - un giorno noi saremo veramente
fieri di consegnare i nostri gloriosi gagliardetti alla gioventù
che cresce e vigoreggia splendida sotto i nostri occhi. Noi diremo
allora: "Questi sono i gagliardetti della Rivoluzione, consacrati
dal sangue purissimo degli squadristi! Portateli in alto, difendeteli,
se è necessario, con la vostra vita e fate che essi, nei
futuri decenni, siano baciati dal sole di nuove e più luminose
vittorie!".
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