Discorso
pronunciato in Campidoglio
nella seduta inaugurale
del Congresso del Sindacalo Medici Fascisti il 28 gennaio 1932
Il mio discorso potrebbe essere di una brevità tacitiana
e consistere nello esprimere semplicemente la mia simpatia, ma
io credo che rimarreste un po' delusi ed allora prendo il partito
di parlare e di dirvi non tutto quello che penso, perché
allora il discorso peccherebbe per eccesso di prolissità,
ma per dirvi alcune cose che io credo interessanti. Io ho visto
i medici italiani in un momento nel quale si rivelano non solo
le qualità professionali, ma le qualità più
profonde ed umane; li ho visti, cioè, durante la guerra;
li ho visti nella prima linea durante il combattimento, quando
operavano in condizioni tragiche, nei cosiddetti baracchini coperti
appena da un telo di tenda, quando erano di lusso, di tela cerata;
baracchini che tremavano ad ogni scoppio di granata. Li ho visti
negli ospedali, imperterriti, continuare operazioni, mentre l'ospedale
era il bersaglio del bombardamento nemico. Sono episodi che restano
incancellabili nella memoria, sono scene che lasciano traccia
nella storia della vita umana. I medici durante la guerra hanno
ben meritato della nazione. Centinaia di migliaia di feriti, di
mutilati, di combattenti, hanno verso i medici italiani un debito
di gratitudine eterna. Durante questo periodo di pace i medici
italiani, specie in questo momento, hanno un importante compito
da assolvere, di natura professionale e morale ed anche economica,
come dimostrerò fra poco. Il Governo fascista si è
preoccupato della salute del popolo italiano. Abbiamo cominciato
prima di tutto ad attrezzare le Università. Non bisogna
nascondersi che se dal punto di vista della dottrina la medicina
italiana è sempre all'avanguardia in tutto il mondo, dal
punto di vista della tecnica o meglio della attrezzatura dei nostri
laboratori e delle nostre cliniche, eravamo un po' in ritardo.
Non svelo nessun mistero se ricordo che sei anni or sono dovemmo
improvvisare nella università di Padova un padiglione in
muratura, decoroso, decente, perché i congressisti internazionali
della chirurgia non vedessero che a Padova si operava in padiglioni
inadatti. Anche le altre Università non sono ancora a posto:
Palermo per esempio; a Pavia ci siamo andati, a Padova non ancora,
a Torino si lavora e a Roma c'è ancora qualche cosa da
fare. Questa è la base dalla quale si deve partire per
avere un corpo di medici, che risponda professionalmente al suo
compito, che è di natura morale, anche e soprattutto in
questo momento. Il medico è come il sacerdote: accompagna
l'uomo dal principio alla fine. Il sacerdote tutela la nostra
anima e fa in modo che sia degna della beatitudine ultraterrena.
Il medico ci protegge la salute del corpo, che anche essa è
essenziale, tanto è vero che quando non c'è, si
fa tutto il possibile per ricuperarla. Ma su questo settore bisogna
soprattutto, a mio avviso, prevenire. Anche qui noi siamo antiliberali
e preferiamo prevenire, piuttosto che intervenire dopo per correggere.
Il Governo fascista previene con tutta la sua politica igienica
che va dalle bonifiche al risanamento dei quartieri infetti delle
grandi città, anche se talvolta è necessario passare
oltre le rispettabili manie di quelli che non vorrebbero spostare
una pietra del passato. Qualche volta io do degli ordini tassativi
al riguardo, perché penso che le pietre del passato sono
certamente venerabili, ma che la salute di centinaia di migliaia
di viventi è anche essa molto interessante ai fini della
potenza del popolo italiano. Dovete insistere per correggere anche
delle storture che solo il medico può guarire; sono quelle
che io chiamo storture della civiltà contemporanea, che
ha dei grandissimi lati positivi, ma anche dei lati negativi;
sono i pregiudizi della moda, che finiscono per essere deleteri
ai fini della forza. Voi sapete qual'è la mia teoria: massimo
di natalità, minimo di mortalità; e i due aspetti
del fenomeno sono interdipendenti. Difatti, quando la natalità
si abbassa, non è vero che la mortalità si abbassi:
è vero il contrario. È vero inoltre che le Nazioni
invecchiano e che ad un certo momento la natura imporrà
le sue leggi inesorabili. Le Nazioni invecchiate avranno il tracollo
formidabile della loro popolazione, poiché l'igiene, il
migliorato tenore di vita, tutto può contribuire a prolungare
la vita; e del resto, voi insegnate che il prolungamento medio
della vita umana, in Italia, è salito di 12, ma ad un certo
momento la falce cade. Mi sapete dire fra 10 o 15 anni che cosa
sarà successo nelle Nazioni che già oggi presentano
dei sintomi di senilità? I medici debbono insistere su
quest'ordine di problemi che appartengono alla medicina preventiva
e, nello stesso tempo, restringono il campo che io chiamerò
della medicina repressiva. I medici vanno nelle famiglie nel momento
del bisogno, quando c'è il malato, e molte volte più
della medicina, vale una parola. Non mai sarà efficace
il mio motto di Napoli, come nel vostro caso: "Ascoltare
con pazienza" (dopo, io avevo aggiunto: "Operare con
giustizia"). A voi, invece, dirò di operare con abilità,
ma ascoltare, soprattutto, con pazienza. Se voi mancaste a questo,
voi manchereste ad uno dei vostri specifici doveri professionali.
Anche l'argomento economico è interessante, non solo dal
punto di vista di tutta la paccotiglia dei medicinali, che noi
facciamo venire dall'estero, ma anche dall'altro punto di vista,
ch'è più lo snobismo che il bisogno che spinge gli
italiani ad andare nelle cliniche straniere; tanto è vero
che gli stranieri vengono nelle cliniche italiane. Ma ci sono
altri dati ed altri aspetti del fenomeno, per cui io penso che
i medici possano influire anche sul terreno della economia. Può
sembrare incredibile, ma sta il fatto, che quando io ho invitato
i medici italiani a sollecitare gli italiani stessi a consumare
l'uva, il consumo dell'uva da tavola si è quasi quintuplicato:
l'uva, dai tempo dei tempi, è sempre stata riconosciuta
ottima, non solo come nutrimento, ma come medicamento. Se domani
i medici dicessero che il riso non è poi quell'alimento
disprezzabile che taluni pensano - soprattutto gli ex combattenti,
per via che in trincea glielo davano troppo spesso e non sempre
adeguato nella cottura - e ciò conducesse a consumare un
solo chilogrammo di riso in più pro capite durante l'anno,
non ci sarebbe più la crisi del riso. Anche nel tema più
recente della civiltà contemporanea, i medici debbono dire
la loro parola; parola del naturismo che in tutti i paesi del
mondo è ormai una cosa seria e tale deve essere anche in
Italia. Tutto ciò non ha niente a che vedere con il nudismo.
Io sono profondamente convinto che il nostro modo di mangiare,
di vestire, di lavorare e di dormire, tutto il complesso delle
nostre abitudini quotidiane, deve essere riformato. Bisogna fare
agire gli elementi della natura sul nostro corpo, prima di tutto
l'aria, il sole ed il movimento, se vogliamo veramente - secondo
l'immagine carducciana - scendere tra le grandi ombre senza il
petto meschino ed il polmone contratto. I medici debbono insistere
perché la vita si svolga in forma più razionale;
ci saranno allora meno malattie in giro, meno tubercolosi, meno
cancro, un minor numero di indebolimenti che sono i risultati
di una vita che, essendo diventata nel ciclo dell'attuale civiltà
contemporanea estremamente più movimentata e dinamica,
ha bisogno di compensi di altra natura, altrimenti non tiene.
Tutto quello che voi farete nel vostro campo per abituare gli
italiani al moto, all'aria libera, alla ginnastica ed anche allo
sport, sarà ottimo, non solo dal punto di vista fisico,
ma dal punto di vista morale, perché gli uomini che sono
forti sono anche saggi e sono indotti a non mai abusare delle
loro forze, come lo sono, invece, i deboli, i vinti, quelli che
qualche volta hanno la crudeltà della loro debolezza. Come
vedete, la missione del medico, specie nei tempi moderni, è
di una importanza eccezionale e diventa sempre più delicata
e complessa. Su questo punto vi debbo dire la mia opinione: io
non sono tanto favorevole all'eccessiva specializzazione; non
vorrei che, a furia di guardare l'albero, si dimenticasse la foresta;
non vorrei che a guardare un dato elemento, un frammento del corpo
umano, si dimenticasse il complesso del corpo umano, il quale,
o signori, è unitario e totalitario come il Regime fascista.
Voi potrete rendere grandi servizi al Regime con questa opera
portata sul terreno morale. II medico, qualche volta, viene interrogato
anche su questioni che non sono legate alla malattia; il medico,
dovunque, ma specie nei centri minori, è una grande autorità.
La gente non domanda soltanto se la bronchite di un familiare
passerà più o meno presto, ma domanda, magari, se
la crisi economica passerà più o meno presto. Se
antifascista, lascerà cadere quelle parole che scavano
una traccia deleteria nell'animo della povera gente, ma se il
medico è fascista convinto, non solo per la tessera, ma
per la fede, dirà le parole della saggezza, e dirà
che di crisi economiche ce ne sono sempre state nel mondo; dirà
che questa non è una crisi italiana, ma universale; e potrà
aggiungere che in Italia, fino ad oggi, ha avuto aspetti meno
gravi che in altri paesi anche infinitamente più ricchi
del nostro e che il Governo fascista ha fatto, fa e farà
il possibile perché le conseguenze di questa crisi siano
alleviate per il popolo italiano. Camerati, ho finito. Portate
la eco di queste mie parole a tutti i vostri colleghi raccolti
nelle città e disseminati negli ottomila Comuni d'Italia,
e dite loro che io conto anche, e soprattutto, sui medici italiani
per quanto riguarda la difesa del Regime e gli sviluppi della
Rivoluzione fascista.
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