Discorso
pronunciato a Berlino il 28 settembre 1937- anno XV
Camerati! La mia visita alla Germania e al suo Führer, il
discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi, costituiscono
un avvenimento importante nella vita dei nostri due popoli e anche
nella mia. Le manifestazioni con le quali sono stato accolto mi
hanno profondamente commosso. La mia visita non deve essere giudicata
alla stregua delle visite politico-diplomatiche normali e il fatto
che io sia venuto in Germania non significa che domani andrò
altrove. Non soltanto nella mia qualità di Capo del Governo
italiano sono venuto fra voi, ma è soprattutto nella mia
qualità di Capo di una Rivoluzione nazionale che ho voluto
dare una prova di solidarietà aperta e netta alla vostra
Rivoluzione. E, quantunque il corso delle due Rivoluzioni non
sia stato uguale, l'obiettivo che entrambe volevano raggiungere,
e hanno raggiunto, è identico: l'unità e la grandezza
del popolo. Fascismo e Nazismo sono due manifestazioni di quel
parallelismo di posizioni storiche che accomunano la vita delle
nostre Nazioni, risorte a unità nello stesso secolo e con
la stessa azione. Come è stato detto, il mio viaggio in
Germania non ha scopi reconditi. Qui non si trama nulla per dividere
l'Europa già abbastanza divisa. La riaffermazione solenne
dell'esistenza e della solidità dell'Asse Roma-Berlino
non è diretta contro altri Stati, poiché noi, nazisti
e fascisti, vogliamo la pace e siamo sempre pronti a lavorare
per la pace, per la pace vera e feconda, che non ignora, ma risolve
i problemi della convivenza fra i popoli. Alla gente che, ansiosa,
in tutto il mondo si domanda che cosa può uscire dall'incontro
di Berlino - guerra o pace - il Führer e io possiamo rispondere
insieme a voce alta: la pace. Come quindici anni di Fascismo hanno
dato un nuovo volto materiale e spirituale all'Italia, così
la vostra Rivoluzione ha dato un nuovo volto alla Germania: nuovo
anche se poggia, come accade in Italia, sulle tradizioni più
nobili e imperiture che si possono conciliare con le necessità
della vita moderna. È questo volto della nuova Germania
che ho voluto vedere; e, vedendolo, mi sono ancora di più
convinto che questa nuova Germania - forte, legittimamente fiera,
pacifica - è elemento fondamentale della vita europea.
Io credo che la causa di molti malintesi e sospetti fra i popoli
sia l'ignoranza, da parte dei responsabili, delle realtà
nuove che si formano. La vita dei popoli, come quella degli individui,
non è statica, ma è un continuo travaglio di trasformazione.
Giudicare un popolo coi dati e con le cognizioni o la letteratura
di cinquanta o vent'anni fa, è un errore che può
essere fatale. È questo un errore che si commette frequentemente
nei confronti dell'Italia. Se le Rivoluzioni nazionali di Germania
e d'Italia fossero meglio conosciute, molte prevenzioni cadrebbero,
molti motivi di polemica non avrebbero più ragione d'essere.
Nazismo e Fascismo hanno in comune molte concezioni della vita
e della storia. Entrambi credono nella volontà come forza
determinante la vita dei popoli, come motore della loro storia,
e quindi respingono le dottrine del cosiddetto materialismo storico
e dei suoi sottoprodotti politici e filosofici. Entrambi noi esaltiamo
il lavoro - nelle sue innumerevoli manifestazioni - come il segno
di nobiltà dell'uomo; entrambi contiamo sulla giovinezza,
alla quale additiamo le virtù della disciplina, del coraggio,
della tenacia, dell'amor di patria, del disprezzo della vita comoda.
Il risorto Impero di Roma, è la creazione di questo nuovo
spirito dell'Italia. La rinascita tedesca è ugualmente
la creazione dello spirito, cioè della fede in una idea
nella quale prima credette uno solo, poi un gruppo di pionieri
e di martiri, poi una minoranza e finalmente un popolo intero.
Germania e Italia seguono lo stesso indirizzo anche nel campo
dell'autarchia economica: senza l'indipendenza economica la stessa
autonomia politica della Nazione è compromessa e un popolo
di alte capacità militari può essere piegato dal
blocco economico. Noi abbiamo sentito il pericolo in tutta la
sua immediatezza quando cinquantadue Stati congregati a Ginevra
votarono le criminali sanzioni economiche contro l'Italia, sanzioni
che furono rigorosamente applicate, ma non ottennero lo scopo,
anzi diedero all'Italia fascista l'occasione di mostrare al mondo
la sua tempra. La Germania - per quanto sollecitata - non aderì
alle sanzioni. Non lo dimenticheremo. Qui apparve per la prima
volta in maniera chiarissima l'esistenza di una necessaria solidarietà
fra la nazista Germania e l'Italia fascista. Quello che è
ormai conosciuto nel mondo come l'Asse Berlino-Roma, nacque nell'autunno
del 1935 e ha in questi due anni magnificamente funzionato per
un sempre maggiore riavvicinamento fra i nostri due popoli e per
una più effettiva politica di pace europea.
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