Come
ogni salda concezione politica, il Fascismo è prassi ed è
pensiero, azione a cui è immanente una dottrina, e dottrina
che, sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita
e vi opera dal di dentro.
(1) Ha quindi una forma correlativa alle
contingenze di luogo e di tempo, ma ha insieme un contenuto ideale
che la eleva a formula di verità nella storia superiore del
pensiero.
(2) Non si agisce spiritualmente nel
mondo come volontà umana dominatrice di volontà seria
un concetto della realtà transeunte e particolare su cui bisogna
agire, e della realtà permanente e universale la prima ha il
suo essere e la sua vita. Per conoscere gli uomini bisogna conoscere
l'uomo; e per conoscere l'uomo bisogna conoscere la realtà
e le sue leggi. Non c'è concetto dello Stato che non sia fondamentalmente
concetto della vita: filosofia o intuizione, sistema di idee che si
svolge in una costruzione logica o si raccoglie in una visione o in
una fede, ma è sempre, almeno virtualmente, una concezione
organica del mondo.
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(1)
Ora, il Fascismo italiano, pena la morte o,
peggio il suicidio deve darsi un "corpo di dottrine". Non
saranno, non devono essere delle camicie di Nesso che ci vincolino
per l'eternità - poiché il domani è misterioso
e impensato - ma devono costituire una norma orientatrice della nostra
quotidiana attività politica e Individuale. Io stesso, che
le ho dettate, sono il primo a riconoscere che le nostre modeste tavole
programmatiche - gli orientamenti teorici e pratici del Fascismo -
devono essere rivedute, corrette, ampliate, corroborate, perché
qua e là hanno subito le ingiurie del tempo. Credo che il nocciolo
essenziale aia sempre nei suoi postulati, che per due anni hanno servito,
come segnale di raccolta per le schiere del Fascismo italiano; ma,
pur prendendo l'avvio da quel nucleo primigenio, i tempo di procedere
ad una ulteriore, più ampia elaborazione dello stesso programma.
A quest'opera di vita per il Fascismo dovrebbero con particolare fervore
concorrere tutti i fascisti d'Italia, specialmente in quelle zone,
dove, col patto o senza, si è pervenuti ad una pacifica convivenza
dei due movimenti antagonistici. La parola è un po' grossa;
ma io vorrei che nei due mesi che ci separano dall'Adunata Nazionale
ai creasse la filosofia del Fascismo italiano. Milano con la sua prima
scuola di propaganda e cultura concorre a questo scopo. Non si tratta
soltanto di preparare gli elementi programmatici sui quali poggiare
solidamente le organizzazione dl quel partito nel quale dovrà
sfociare ineluttabilmente il movimento fascista; si tratta anche di
smentire la stupida fola, secondo la quale nel Fascismo ci sarebbero
soltanto dei violenti e non anche, com'è in realtà,
degli spiriti inquieti e meditativi. Questo indirizzo nuovo dell'attività
fascista non danneggia - ne sono certissimo - quel magnifico spirito
e tempera bellicosità, caratteristica peculiare del Fascismo.
Attrezzare il cervello di dottrine e di solidi convincimenti non significa
disarmare ma irrobustire, rendere sempre più cosciente l'azione.
I soldati che si battono con cognizione di causa sono sempre i migliori.
Il Fascismo può e deve prendere a divisa il binomio mazziniano:
Pensiero e Azione. Bisogna ,mettere in contatto i fascisti, far sì
che la loro attività sia anche una attività di dottrina,
una attività spirituale e di pensiero... Ora, se i nostri avversari
fossero stati presenti alla nostra riunione, si sarebbero convinti
che il Fascismo non è soltanto azione è anche pensiero...
(2) Oggi
io affermo che il Fascismo in quanto idea, dottrina, realizzazione
è universale; italiano nei suoi particolari istituti, esso
è universale nello spirito, né potrebbe essere altrimenti
tipi. Lo spirito è universale per la sua stessa natura. Si
può quindi prevedere una Europa fascista, una Europa cioè
che risolva, in senso fascista, il problema dello Stato moderno, dello
Stato del XX secolo, ben diverso dagli stati che esistevano prima
del 1789 o che si formarono dopo. Il Fascismo oggi risponde ad esigenze
di carattere universale. Esso risolve infatti il triplice problema
dei rapporti fra Stato e individuo, fra Stato e gruppi, fra gruppi
e gruppi organizzati. |