L'onorevole
Facta era appena riuscito a formare il suo governo quando ai primi
di marzo del 1922 i fascisti fiumani, al comando del gerarca triestino
Giunta, notoriamente uno degli uomini più violenti dell'intero
partito, radunando squadre d'azione in Toscana, in Emilia, nel Veneto
e in Sardegna, invasero Fiume assalendo il Palazzo del Governo e aprendo
il tiro contro di esso, costringendo infine Riccardo Zanella, presidente
del governo locale, ad abbandonare la sua città. Secondo la
testimonianza dello Zanella furono complici delle squadre fasciste
anche quei carabinieri che avrebbero invece dovuto intervenire per
difendere il legittimo governo fiumano. Tuttavia il governo italiano
rifiutò di assumere i poteri della città, che restò
quindi affidata momentaneamente ad un governo militare italiano. Ancora
una volta quindi Fiume era la pietra di paragone e il banco di prova
di una tattica che avrebbe dovuto trovare a Roma e contro il leggittimo
Governo la sua definitiva espressione. Ovviamente le questioni che
ancora stavano aperte tra Roma e Belgrado subirono un certo irrigidimento,
tuttavia grazie anche all'iniziativa di Lloyd George si riunì
dal 10 aprile al 19 maggio a Genova una riunione di tutti i rappresentanti
degli stati europei, i quali intendevano trattare integralmente i
problemi connessi alla ricostruzione post-bellica europea e che ovviamente
non poterono non interessarsi anche di quanto era avvenuto da poco
nella città di Fiume. L'impresa fascista di Fiume ebbe delle
ripercussioni in Parlamento. I socialisti presentarono una mozione
chiedendo che venisse condannata la violenza fascista e chiedendo
inoltre che il Governo ripristinasse al più presto la legalità.
Tuttavia la mozione socialista ottenne soltanto 82 voti; anche Giolitti
votò contro di essa. Frattanto saliva al soglio pontificio
l'arcivescovo di Milano Achille Ratti che assumeva il nome di Pio
XI. Costui era ritenuto un simpatizzante del movimento fascista e
Mussolini si dava da fare per accreditare questa voce ed ottenere
così il favore di una parte della gerarchia ecclesiastica.Tenuto
conto quindi di questi successi fascisti, cioè della impresa
fiumana e della elezione al soglio pontificio di un Papa che sembrava
guardare con benevolenza al movimento fascista, risultò chiaro
ed evidente come mai le circolari dell'ex presidente Bonomi, che il
nuovo Governo non aveva di certo annullato, cadessero nel nulla e
venissero disattese completamente dalle prefetture, alle quali erano
state inviate. Adesso Mussolini comprendeva che si stava per avviare
verso una battaglia decisiva ed in tal senso si ebbero delle vere
e proprie prove generali almeno in due parti d'Italia:
a Ferrara quarantamila fascisti rurali, comandati da Italo Balbo,
occuparono militarmente la città; a Bologna dall'1 al 2 giugno
le squadre fasciste riuscirono a occupare completamente la città
ottenendo la resa del comandante militare della città, generale
Fani, e l'appoggio indiretto del dirigente della Pubblica Sicurezza
Migliani, mandato a Bologna al fine di trattare con i vincitori. I
cedimenti del governo erano diventati la norma e nessuna impressione
doveva quindi fare di lì a poco la marcia su Roma e la conseguente
conquista del potere.
|
L'on. Francesco
Giunta
cheguidò l'assalto al
Palazzo del Governo
|