I PATTI
LATERANENSI
I Patti Lateranensi

I Patti lateranensi, che realizzarono la conciliazione tra Stato e Chiesa ponendo fine a uno dei problemi lasciati aperti dal Risorgimento, furono firmati da Mussolini e dal cardinal Gasparri l'11 febbraio 1929. Si componevano di un trattato, di un concordato e di una convenzione finanziaria. Nel trattato si affermava il reciproco riconoscimento della Città del Vaticano e del Regno d'Italia e la religione cattolica era indicata come l'unica religione dello Stato. Con il concordato la Chiesa accettava l'obbligo per i vescovi di giurare fedeltà allo Stato e una serie di condizionamenti nell'organizzazione degli arcivescovati e delle diocesi e nelle procedure di selezione e di controllo degli ecclesiastici che avrebbero operato nell'ambito di uffici e impieghi statali. Lo Stato dava validità al matrimonio disciplinato dal diritto canonico, introduceva l'obbligo dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole e riconosceva le organizzazioni dipendenti dall'Azione cattolica, poste alle dirette dipendenze delle gerarchie ecclesiastiche. Con la convenzione finanziaria l'Italia si impegnava a versare al Vaticano la cifra di 1.750.000.000 a titolo di risarcimento per la perdita dei proventi che al papato venivano dalla gestione dello Stato pontificio. La definitiva ratifica del patto fu siglata il 7 giugno 1929. Il 25 luglio Pio XI, dopo la celebrazione della messa, uscì con una grande processione a benedire la folla in piazza San Pietro, ponendo così fine alla volontaria clausura dei pontefici.

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