MUSSOLINI DOPO LA SCONFITTA ELETTORALE

La straordinaria vittoria creò nel partito socialista gravi problemi. Nella realtà neppure gli stessi socialisti supponevano di ottenere una simile vittoria, per cui si trovarono del tutto lmpreparati ad assumere una precisa posizione politica dopo le elezioni. Mussolini, dopo la sconfitta elettorale, superato un momento di grave smarrimento che lo indusse quasi a "cambiar mestiere" ad abbandonare per sempre la politica, comprese subito con vero senso profetico le effettive difficoltà che i socialisti avrebbero incontrato nell'amministrare la grande vittoria. Innanzitutto vi era il problema che molti dei deputati socialisti eletti non erano affatto all'altezza della situazione; spesso erano uomini rozzi ed ignoranti, del tutto digiuni di politica, per i quali contava soltanto la tanto sbandierata insegna rivoluzionaria. In secondo luogo c'era il grave problema della profonda divisione del partito me nessun esponente del partito socialista era dotato di spirito d'azione tale da consentire una svolta pragrnatica alla crisi che attanagliava il Paese. Mussolini in un suo articolo, pubblicato il 21 novembre del '19 sul "Popolo d'Italia", puntualizzò con grande acume la nuova situazione parlamentare italiana. Egli comprese che "senza la guerra il partito socialista (per il quale Mussolini aveva coniato il terminee spregiativo di pus, cioè di partito unificato socialista, ma con chiara allusione offensiva) non avrebbe potuto, non diciamo realizzare, ma soltanto sperare le vittorie odierne". Dopo questa premessa Mussolini analizzò acutamente la nuova situazione politica determinatasi col voto del' 19. "Dal punto di vista strettamente politico, la valanga socialista può essere molto meno stritolatrice di quanto non sembri e potrebbe finire per stritolare e frantumare se stessa. Niente c'è di definitivo nel mondo, ma le cose meno definitive di questo mondo sono le vittorie elettorali. Anzitutto c' è una sproporzione grandissima fra le forze reali del partito e massa elettorale. Il partito arriva si e no ai 100 mila iscritti, dei quali 20 mila sono da considerare inefficienti, perchè "dimenticarono" persino di farsi rappresentare al Congresso Nazionale di Bologna, la massa elettorale tocca forse la cifra di due milioni di individui. Questa sproporzione... è motivo di preoccupazioni... Ci sono vittorie chè schiacciano come le sconfitte. Queste sotto il peso delle rovine; quelle soto il peso, talora più ingente, delle responsabilità. In secondo luogo il nuovo Gruppo Parlamentare Socialista non è omogeneo nella sua composizione, non è unanime per ciò che riguarda i metodi ed è anche diviso per ciò che ha attinenza cogli obiettivi supremi." ln effetti la diagnosi politica di Mussolini si rivelò, in prosieguo di tempo,molto esatta ed acuta, e, diremo meglio, preveggente. Il 17 novembre si svolse a Milano un coro socialista per celebrare la grande vittoria elettorale. Nel corso dello stesso fu lanciata sui manifestanti una bomba, che eplose, provocando nove feriti. L 'indignazione socialista fu enorme, sicchè le autorità di polizia furono costrette ad agire effettuando delle perquisizioni. Nel corso di una d'esse furono trovate armi, sia pistole che bombe, presso la sede del "Popolo d 'Italia" in via Cannobio. Fu quindi arrestato Mussolini insieme a Marinetti e Ferruccio Vecchi. S'intraprese quindi un'azione giudiziaria contro questo terzetto per costituzione di un corpo armato al fine di commettere delitti contro le persone. Essendo tuttavia gli indizi contro Mussolini molto labili ne fu decisa la scarcerazione. Quanto al procedimento penale, questo andò avanti con la solita lentezza della giustizia italiana, sicchè, quando si pervenne alle conclusioni, si era già nel '22, Mussolini era già deputato e la procedura si arenò innanzi alla solita richiesta di autorizzazione a procedere. Pochi mesi più tardi si ebbe la marcia su Roma e ovviamente dopo di allora nessuno parlò più della faccenda. NeI dicembre del '19 Mussolini sembrò tornare ai suoi amori anarchici. Eccolo allora affermare la sua fede di "eretico" sia della fede cattolica che di quella marxista. Poi eccolo incontrare l'anarchico Malatesta, tornato in Italia grazie all'aiuto del capitano Giulietti, già capo della "Federazione italiana dei lavoratori del mare" e collaboratore prezioso di D'Annunzio per alcune sue imprese "piratesche". Comunque MussoIini comprese assai bene iI tunnel cieco in cui i socialisti, ubriachi di dottrine rivoluzionarie, s'erano cacciati. "I selvaggi (così egli chiamava gli estremisti del partito socialista, seguaci di Nicola Bombacci) si sono un po' troppo compromessi davanti alle turbe elettorali. Hanno promesso troppo e a troppo breve scadenza hanno gridato troppo: Viva Lenin e viva la Russia: hanno agitato troppo dinnanzi aIle masse, il programma del comunismo immediato, da realizzarsi il mercoledì successivo alle elezioni (siamo già al venerdì... non si vede nulla!) per poter fare macchina indietro. Se il massimalismo italiano non paga la sua cambiale, il popolino la protesterà e allora saran pasticci... E' evidente e il massimalismo si esaurirà nello sforzo di sostituire la facile frase rivoluzionaria alI'impossibile fatto rivoluzionario." Inoltre continuarono i giusti attacchi di Mussolini contro la censura sulla stampa, che reintrodotta da Nitti, secondo Mussolini "senza plausibili motivi d'ordine pubblico", rimaneva a esplicare la sua "odiosa funzione". Ciò consentiva a Mussolini di ribadire "le responsabilità e le colpe" di Nitti; "che appare sempre più nettamente come l'agente disintegratore e corruttore di tutte le forze nazionali". In effetti la situazione dell'ordine pubblico era gravissima; tuttavia sbagliava Nitti a sperare di poter arginare l' ondata di violenza di piazza e di sedizione militare con un provvedimento poziesco e reazionario, che poteva soltanto rendere più aspra la competizione e di certo non poteva calmare e pacificare gli animi. Continuava infine la passion fiumana di Mussolini che affermava la sua posizione antitetica a quella socialista, che a suo parere diffamava i legionari fiumani. Sicchè, malgrado la dura sconfitta elettorale, Mussolini dimostrava in quel momento, essere il più acuto ed intelligente uomo politico italiano e sopratutto il più lungimirante. Egli comprese perfettamente, probabilmente agevolato in ciò dal fatto di essere stato per molti anni un militante ed un dirigente del partito socialista, le profonde incongruenze di questo partito. Comprese la profonda divisione che lo dilaniava, comprese infine che le speranze rivoluzionarie dei socialisti erano utopiche. Durante le elezioni tutto sommato la stragrande maggioranza del popolo italiano s'era dimostrata pratica e di certo non animata da sentimenti rivoluzionari. "Non è la rivoluzione - diceva Mussolini - non è la rivolta: è il ballo di san Vito dell'incosciente epilessia massimalista". E Turati aggiungeva - parlando dei massimalisti - "Non sanno ch'e l'ingiuria e il chiasso. Sarebbe come pretendere che le oche facessero altro che qua qua…" Certamente in quel momento della storia d'Italia Turati e Mussolini, schierati su opposte barricate, erano tuttavia gli uomini politici di maggiori capacità; tuttavia, mentre Turati era incapace d'agire, ed era poco pragmatico, al contrario Mussolini aveva fatto dell'azione lo scopo della sua vita: e proprio da ciò derivò il suo successo.



Il Re Vittorio Emanuele III
esce da Montecitorio



I funerali dello studente Delpiano
ucciso in una manifestazione



I funerali del carabiniere Cordola
ucciso in Galleria



L'anarchico Malatesta rimpatriato



Il "covo" dei fascisti nella cantine
della sede del "Popolo d'Italia"



Assembramento disperso
dall'intervento della forza pubblica



Riparazione delle ferrovie a Milano
sotto sorveglianza militare


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