GIOLITTI INDICE NUOVE ELEZIONI

Abbiamo già visto come la maggioranza, della quale si avvaleva Giolitti in Parlamento, fosse instabile ed infida. Ciò provocava un certo qual imbarazzo al Governo, che spesso si trovò in difficoltà in questioni molto importanti. Probabilmente Giolitti sperò che frattanto la situazione politica fosse mutata a suo vantaggio e che fosse quindi giunto il momento di indire nuove elezioni, onde ottenere una migliore e più stabile maggioranza in Parlamento. Egli infatti riteneva che i socialisti, indeboliti dalla scissione comunista, indeboliti inoltre dal fallimento dell'occupazione delle fabbriche, indeboliti dai continui attacchi fascisti, sarebbero stati ridimensionati, consentendo quindi la governabilità del Paese. Giolitti sperava inoltre di riuscire ad incanalare in senso a lui favorevole la nuova marea fascista, e si convinse quindi a sciogliere la Camera, indicendo nuove elezioni. Le nuove elezioni si rivelarono come il più clamoroso errore politico di Giolitti. Queste si svolsero in un clima agitato da continue spedizioni punitive; tuttavia, malgrado ciò, furono abbastanza libere e rispecchiarono fedelmente la volontà dell'elettorato. Le nuove elezioni si conclusero quindi con questi risultati: i socialisti passarono da 156 seggi a 122, più 16 seggi ai comunisti; il partito popolare da 100 seggi passò a 107; i restanti partiti, riuniti in un blocco eterogeneo e tutt'altro che compatto, ebbero 275 seggi, contro i precedenti 239. Tra questi ultimi vi era il blocco nazionale, composto da circa 80 liberali, 60 democratici, 35 fascisti e 10 nazionalisti. Mussolini, che nel 1919 aveva ottenuto soltanto 4.064 voti, adesso ne ottenne ben 124.918; ciò gli schiuse le porte del Parlamento, facendolo subito diventare il leader delle forze di destra, e sedendo egli con i fascisti nei banchi dell'estrema destra.


Propaganda elettorale
fascista

Attivisti dei vari partiti pronti a trasmettere
notizie alle sedi dei vari partiti


TORNA ALLA PAGINA PRECEDENTE