ROBERTO FARINACCI


Roberto Farinacci
Ministro di Stato
(Isernia 1892 - Vimercate (MI) 1945 )
Figlio di un commissario di polizia, compie studi irregolari a Cremona, interrotti nel 1909 (si laureerà in giurisprudenza nel 1923 a Modena, al termine di una sessione speciale per ex combattenti). Telegrafista nelle ferrovie, inizia l'attività politica tra i socialisti riformisti. Vicino a Bissolati, ne condivide le scelte in favore della guerra di Libia e poi della prima guerra mondiale. Corrispondente da Cremona del "Popolo d'Italia" si distingue per la violenza degli attacchi contro pacifisti, cattolici e socialisti. In guerra dalla fine del 1915 al 1917, diventa caporale e ottiene una croce al merito. Nel gennaio 1919 rompe con i socialriformisti e il 23 marzo dello stesso anno prende parte alla fondazione dei Fasci di combattimento. Nel 1921 diventa deputato (elezione invalidata l'anno seguente non avendo ancora compiuto 30 anni). Interprete dello squadrismo più aggressivo, nel 1922 acquista un prestigio crescente, facendo di Cremona, dove ha assunto con la forza la carica di sindaco, un suo feudo e diventando console generale della Milizia. Membro del Gran Consiglio e massimo esponente dell'ala intransigente del fascismo, difende in tribunale Amerigo Dumini, imputato per l'uccisione di Matteotti. Il 12 febbraio 1925 diventa segretario generale del partito, carica che mantiene però solo per 13 mesi, a causa dei contrasti che lo pongono spesso in attrito con il "duce" e ne fanno il punto di riferimento per tutti gli oppositori interni al regime. I rapporti con Mussolini diventano meno tesi dopo un colloquio chiarificatore del 21 novembre 1933. Nel 1935 viene reintegrato nel Gran Consiglio e incaricato di preparare la guerra di Etiopia alla quale partecipa, perdendo la mano destra in un "incidente di tiro". L'anno seguente è inviato in Spagna per assistere Franco. Sostiene con vivaci campagne d'opinione l'emanazione delle leggi razziali. Considerato l'uomo del regime più vicino alla Germania nazista, nel 1939 è forte sostenitore dell'ingresso immediato in guerra. Di fronte agli insuccessi bellici pone sotto accusa i vertici militari e gli ambienti dei fascisti moderati legati alla Corona e nel 1943 chiede con insistenza la convocazione del Gran Consiglio, per proporre una svolta filotedesca. Dopo il 25 luglio riesce a raggiungere la Germania. Durante la RSI non ricopre alcun incarico di partito o di governo, ma continua a operare a Cremona con la consueta intransigenza. Catturato dopo la Liberazione mentre tenta di fuggire in Svizzera, è sottoposto a un processo sommario da un tribunale del CLN e fucilato.

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