TITTONI A PARIGI ALLA CONFERENZA PER LA PACE

Il 30 giugno giunse a Parigi la nuova delegazione italiana per la pace. Essa era formata da Tittoni, nuovo ministro degli Esteri deI governo Nitti, da SciaIoia, capo dei fascisti alla Camera, da Maggiorino Ferraris, da Marconi e da Crespi, che era senz'altro l'uomo di maggiore esperienza diplomatica della delegazione italiana. Inoltre Crespi, avendo partecipato alle precedenti trattative di Orlando-Sonnino, rappresentava la continuità diplomatica della delgazione italiana.
Il 29 giugno era stato firmato il protocollo di pace con la Germania e nella stessa data quello relativo alla Società delle Nazioni; per l'ltalia avevano firmato ancora Sonnino, Imperiali e Crespi. Subito dopo, Wilson era partito per gli U.S.A., come a voler sottolineare la sua indifferenza ad incontrarsi con la nuova delegazione italiana, alla quale egli non aveva più nulla da dire, avendo già precisato le concessioni ch'era disposto a fare. Tittoni già immaginava di trovare una situazione poco favorevole al nostro Paese; la la realtà dei fatti fu senz'altro più sfavorevole di quanto avesse potuto supporre attraverso le relazioni di Orlando e di Crespi. Al suo arrivo infatti francesi ed inglesi gli consegnarono un memorandum che era una sostanziale denuncia del Patto di Londra.
In esso si affermavano una serie di responsabilità italiane; quindi tenuto conto dell'opposizione americana al trattato, si concludeva richiedendo un riesame totale e completo dell'intera questione su nuove basi primo acchitto Tìttoni fu tentato di abbandonare la Conferenza, imitando il gesto clamoroso di Orlando. Ma la situazione economica dell'Italia era tale da non consentire più grandi spazi di manovra: occorreva trattare e cercare di strappare ciò che poteva, senza pretendere ciò che non sarebbe stato mai e poi mai concesso. Tittoni quindi, coadiuvato dai suoi collaboratori, preparò una risposta al memorandum alleato, consegnandola il giorno 7 agli alleati.
Mentre la discussione si avviava stentatamente, e con grande diffidenza degli alleati, giunse a render drammatica l'atmosfera la notizia di gravi incidenti, scoppiati a Fiume con numerosi morti francesi. Ciò rese difficile il proseguimento delle trattative, che si trascinarono avanti senza sostanziali progressi. Sicchè alla grave situazione interna, culminata con una serie di tumulti per il carovita e ad una serie di scioperi, spesso di carattere politico, si aggiungeva la nuova situazione fiumana. Tittoni, al fine di rabbonire gli alleati propose allora la nomina di una commissione d'inchiesta interalleata che potesse chiarure le responsabilità e prendere di conseguenza i provvedimenti del caso di lì a qualche mese i risultati stessi della commissione avrebbero provocato l'impresa dannunziana di Fiume, ed allora ogni tentativo di risoluzione diplomatica si sarebbe rivelato difficile. Soltanto un anno dopo si troverà la via diplomatica della soluzione, a Rapallo.



Tittoni nuovo ministro degli Esteri

Scaloia membro italiano delle
tarttative per la pace a Parigi

Ultime righe del Trattato di Pace
e le firme dei delegati

Woodrow Wilson Clemenceau
Lloyd George Orlando


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