Cesare
Maria De Vecchi
Governatore della Somalia Casale Monferrato (AL) 1884 - Roma 1959
Di famiglia agiata, si laurea in giurisprudenza (1906) ed esercita
a Torino l'attività forense. Durante la guerra mondiale
è sottotenente di artiglieria e si distingue in diverse
operazioni al fronte, tra cui quella con gli arditi nell'ottobre
1918, che gli varrà il titolo di conte di Val Cismon (1925).
Nell'aprile 1919 aderisce al Fascio di combattimento di Torino,
nel quale rappresenta la tendenza cattolica e monarchica. Fautore
di un accordo con le destre economiche e militari, in stretti
rapporti con la Lega industriale, riesce dopo alterne vicende
a imporsi come leader locale del movimento e nel 1921 è
eletto deputato. Nel frattempo si distingue come capo degli squadristi,
che guida in numerose imprese e che tenta di inquadrare come un
vero corpo militare. Membro del Comitato centrale fascista dal
1920, è uno dei quadrunviri della "marcia su Roma".
Preoccupato però di mantenere buoni rapporti con la Corona,
si comporta in modo ambiguo e mostra di non gradire l'incarico
a Mussolini, il quale non gli affida importanti incarichi di governo.
Governatore della Somalia (1923-28) e senatore, nel 1929 diventa
ambasciatore presso il Vaticano, carica che mantiene sino al 1935,
quando è nominato ministro dell'Educazione nazionale. Nel
novembre 1936, per i suoi metodi autoritari, viene rimosso e inviato
come governatore a Rodi. Il 25 luglio 1943 vota al Gran Consiglio
l'ordine del giorno Grandi. Ottenuto il comando di un'unità
di guerra, dopo l'8 settembre è coinvolto a Piombino negli
scontri con i tedeschi e nell'insurrezione popolare della città.
Ripara poi in Piemonte, dove, nascosto presso varie sedi dell'Ordine
salesiano, sfugge alla condanna a morte della RSI. Continua a
nascondersi anche dopo la Liberazione e, sempre con l'aiuto dei
salesiani, nel 1947 riesce a partire per l'Argentina. Al processo
in contumacia viene condannato a 5 anni (condonati). Già
colpito nel 1948 da un'emorragia cerebrale, rientra in Italia
nel 1949, ma trascorre gli ultimi anni in condizioni fisiche penose.
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