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LE
DIMISSIONI
DI GIOLITTI
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L'11
giugno del 1921 s'inaugurò la nuova legislatura. La Camera,
che già era stata sciolta da Giolitti, perché non assicurava
la governabilità del Paese, adesso, invece di eliminare questo
grave inconveniente, lo vide aggravarsi: il partito socialista aveva
subito un certo ridimensionamento, che tuttavia non ne intaccava fondamentalmente
le posizioni, mentre facevano il loro debutto in Parlamento due nuove
forze politiche: i comunisti, all'estrema sinistra; i fascisti, all'estrema
destra. La presenza di questi nuovi gruppi politici fu la dimostrazione
evidente della radicalizzazione della lotta politica, ormai incapace
di assumere atteggiamenti equilibrati ed effettivamente democratici.
La legislatura ebbe inizio con la cerimonia di apertura della Camera,
con l'intervento del re, il quale lesse il suo discorso della Corona,
accennando alla necessità di procedere al riassetto economico,
sociale e politico dello Stato, e alla restaurazione dell'autorità
dello Stato, autorità scossa dalle continue azioni di guerra
civile in atto nel Paese. Mussolini, al suo esordio parlamentare,
si occupò sia di politica estera, attaccando aspramente la
politica del conte Sforza, che 'di politica interna, facendo riferimento
alle forze politiche, rappresentate in Parlamento. Il Governo Giolitti
cercò ancora una volta di ottenere l'appoggio determinante
dei socialisti, ma questi, criticati anche dal nuovo partito comunista
italiano, rimasero all'opposizione, malgrado Turati cercasse in tutti
i modi di convincerli ad una collaborazione parlamentare con il Governo
Giolitti. Sicchè il Governo si trovò come stretto tra
due fuochi: a sinistra i socialisti, e a destra i gruppi nazionalisti,
fascisti e conservatori, che si opponevano al Governo, soprattutto
a causa della sua politica estera: questi ultimi infatti non accettavano
di buon grado la cessione, a suo tempo negoziata con la Jugoslavia,
di porto Baross. Di conseguenza Giolitti ottenne una maggioranza stiracchiata
e preferì quindi dimettersi, abbandonando quindi per sempre
quel seggio presidenziale, dal quale per tanti anni aveva guidato
l'Italia.
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Giovanni Giolitti
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Benito Mussolini
si reca a Montecitorio
insieme a suoi seguaci
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