L'insuccesso
diplomatico, subito da Orlando-Sonnino nelle trattative alla Conferenza
per la pace a Parigi, si rivelò mortale per la vita del Governo,
che condusse dal momento del suo ritorno in Italia vita molto stentata
e venne attaccato con veemenza da tutta la stampa italiana. ll 19
giugno 1919 il Governo Orlando cadde. "...All'apertura di una
delle solite discussioni alla Camera, la sua intempestiva richiesta
della costituzione di questa in Comitato segreto fu respinta da tutte
le parti, raccolse 78 voti contro 262: anche Giolitti votò
contro. Turati parlò di suicidio." Il successore di Orlando
fu Francesco
Saverio Nitti, il quale formò un governo di centro con
larga partecipazione di elementi giolittiani: la nuova immagine differiva
dalle precedenti per un aspetto importante: l'inclusione di due rappresentanti
del Partito popolare. La posizione di Nitti era democratica: egli
simpatizzava con non molte aspirazioni del "diciannovismo"
e, come Giolitti prima del 1914, sperava che i socialisti moderati
potessero indursi ad appoggiare un programna avanzato di riforme,
anche se i massimalisti si fossero mostrati sordi al richiamo della
ragione. Negli ambienti politici si affermò ben presto che
se il Partito popolare poteva essere definito la moglie legittima
di Nitti, il Partito socialista ne era l'amante." ll nuovo gabinetto
Nitti si trovò immediatamente ad affrontare una grave situazione
diplomatica, determinata dalla diplomazia Orlando-Sonnino, e una gravissima
situazione interna con problemi economici drammatici, scioperi continui
e. manifestazioni di massa, spesso con risvolti di grande violenza.
A Parigi l'arrivo di Tittoni, nuovo ministro degli Esteri italiano,
suscitò molta diffidenza: Tittoni era ritenuto un germanofilo,
e gli alleati gli attribuivano un ruolo di "spione" dei
tedeschi. Il Corriere della Sera faceva eco a questi sospetti degli
alleati, affermando che "a Parigi l'equivoco che ha presieduto
la combinazione non gioverà a dissipare sospetti e leggende
intorno all'opera e alle intenzioni dei nostri negoziatori, le cui
capacità d'azione potranno per tal modo subire attriti che
si sarebbero evitati facilmente, solo che si fosse pensato che il
paese combattente e vittorioso non doveva essere governato da un Gabinetto
così ossequioso alle fazioni che respinsero l'intervento e
ostacolarono la vittoria."Le prime settimane di Governo furono
per Nitti dense di preoccupazioni. Ai tumulti contro il costo della
vita, scoppiati in giugno, seguì in luglio uno sciopero generale
nazionale. I nazionalisti organizzarono dimostrazioni isteriche e
furono persino compiuti tentativi di sovversione in seno all'esercito
per incitarlo ad un colpo di stato militare. Nitti conservò
la calma. Grazie alI'esperienza acquisita durante la guerra ed agli
stretti rapporti che aveva con il mondo bancario e finanziario, egli
comprendeva la reatà della situazione italiana molto meglio
della maggior parte degli uomini politici. La minaccia del soffocamento
economico del paese era diventata la sua ossessione : per cinque mesi,
dopo le sue dimissioni dal governo, aveva studiato le esigenze della
ricostruzione e si era preparato a succedere ad Orlando; adesso che
la sua ora era giunta egli si sentiva il salvatore della patria: introdurre
di più, consumare di meno, era la sua ingrata ricetta."
Una cosa era certa: Francesco Saverio Nitti ereditava una serie di
problemi di gravità eccezionale, che soltanto con grande energia
e forza d'animo avrebbero potuto essere risolti. Invece a Nitti fece
difetto proprio l'energia, sicchè, malgrado gli ottimi risultati
derivati dalla sua attenta ed intelligente opera di governo, la situazione
politica e sociale italiana si andò deteriorando sempre più,
consentendo quindi la soluzione autoritaria fascista, Gaetano Salvemini,
nelle sue lezioni di Harvard, descrive con grande efficacia il caos
politico e sociale al quale fu in preda l'Italia di quegli anni. "Tutti
strepitavano racconta Salvemini - e ciascuno per sue buone ragioni;
i massimalisti, i comunisti e gli spartachisti perchè pensavano
che in tal modo si avvicinava il giorno della rivoluzione; i socialisti
perchè ritenevano che la pace raggiunta non fosse quella da
loro desiderata; i democratici perchè ritenevano che la giusta
pace potesse esistere soltanto con il pieno appagamento delle giuste
richieste italiane; i nazionalisti perchè, avendo sostenuto
il Governo Orlando, ed essendo questo Governo miseramente naufragato,
non intendevano adesso ammettere l'errore e strepitavano contro coloro
che la guerra non avevano voluto". Mussolini non fu da meno degli
altri anzi si dimostrò il più violento di tutti. Egli
pensava ad un'alleanza italiana con la Russia, la Germania, l'Ungheria
e la Bulgaria, ch'egli chiamava nazioni proletarie, contro gli Stati
Uniti ed i suoi servitori, ch'egli definiva le nazioni capitaliste.
Pensava che gl'italiani dvessero mostrare la loro energia agli alleati,
dimostrare la loro ferma determinazione, non piagnucolare quando venivano
tenuti in poco conto. Si creava così la leggenda della vittoria
mutilata e l'Italia acquisiva sempre più la psicologia di una
nazione sconfitta. Tra l'altro Nitti venne accusato dai nazionalisti
e dai fascisti di essere un servitore di Giolitti; inoltre lo si accusò
di non essere mai stato un interventista convinto. Invano iI nuovo
presidente del consiglio fece presente ch'egli intendeva servire il
Paese con la sua testa, senza accettare procure da nessuno, e senza
quindi farsi servitore di Giolitti; invano egli affermò la
sua fede per gli ideali della guerra combattuta, facendo presente
che uno dei suoi figli era stato volontario in guerra. Nella realtà
dei fatti Nitti incontrò l'ostilità e l'odio più
feroce dell'esercito in armi e dei nazionalisti, che di questo si
facevano portavoce, e ciò in quanto era chiaro il suo programma
di smobilitare totalmente il nostro apparato bellico, che a distanza
di molti mesi dalla fine della guerra era ancora interamente in armi,
comando all'erario pubblico immense cifre di danaro. Inoltre egli
riteneva opportuno che venisse affidato il ministero della Guerra
ad un civile, escludendo dal delicato incarico i militari, ch'egli
accusava d'essere poco oculati amministratori. Nel suo programma alla
Camera infatti era previsto: "Compiere il più rapidamente
possibile il passaggio dallo stato di guerra lo stato di pace, abolendo
tutto ciò che la guerra rese necessario e che la pace rende
superfluo e perciò stesso dannoso... La smobilitazione procederà
il più rapidamente possibile, data la situazione internazionale
e condizioni dell'ordine pubblico. Per quanto potrà, il Governo
si propone di tener conto della situazione creata agli ufficiali.
Ma ciò che noi desideriamo più vivamente nel più
breve tempo possibile, è di eliminare le più gravi spese
che dipendono dalla resistenza di organismi che non hanno attinenza
diretta con la guerra, ma che la guerra rese necessari o almeno inevitabili
e che resistono ancora oggi che la guerra è finita." Nella
realtà dei fatti, Nitti varò un piano di smobilitazione
dell'esercito, ma invece di chiamare al ministero della Guerra un
civile, così come aveva promesso nel suo programma, affidò
il ministero al generale Albricci, '"per eludere il tentativo
dei suoi avversari di presentarlo come nemico dei combattenti".
" Avere a fianco di me un uomo, che significasse che non solo
io amavo l'esercito, ma che sentivo la profonda bellezza morale dei
sacrifici passati, m'è parso un dovere."
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Francesco
Saverio Nitti
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