Gli
anni che precedettero la marcia su Roma, furono anni durante i
quali le necessità dell'azione non tollerarono indagini
o complete elaborazioni dottrinali. Si battagliava nelle città
e nei villaggi. Si discuteva, ma - quel ch'è più
sacro e importante si moriva. Si sapeva morire. La dottrina bell'è
formata, con divisione di capitoli e paragrafi e contorno di elucubrazioni
- poteva mancare; ma c'era a sostituirla qualche. cosa di più
decisivo: la fede. Purtuttavia, a chi rimemori sulla scorta dei
libri, degli articoli, dei voti dei congressi, dei discorsi maggiori
e minori, chi sappia indagare e scegliere, troverà che
i fondamenti della dottrina furono gettati mentre infuriava la
battaglia. precisamente in quegli anni, che anche il pensiero
fascista si arma, si raffina, procede verso una sua organizzazione.
I problemi dell'individuo e dello stato; i problemi dell'autorità
e della libertà; i problemi politici e sociali e quelli
più specificatamente nazionali; la lotta contro le dottrine
liberali, democratiche, socialiste, massoniche, popolaresche fu
condotta contemporaneamente alle "spedizioni punitive".
Ma poiché mancò il "sistema", si negò
dagli avversari in malafede al Fascismo ogni capacità di
dottrina, mentre la dottrina veniva sorgendo, sia pure tumultuosamente,
dapprima sotto l'aspetto di una negazione violenta e dogmatica,
come accade di tutte le idee che esordiscono, poi sotto l'aspetto
positivo di una costruzione, che trovava, successivamente negli
anni 1926, 1927 e 1928, la sua realizzazione nelle leggi e negli
istituti del regime. Il Fascismo è oggi nettamente individuato
non solo come regime, ma come dottrina. Questa parola va interpretata
nel senso che oggi il Fascismo, esercitando la sua critica su
se stesso e sugli altri, ha un suo proprio inconfondibile punto
di vista, di riferimento - e quindi di direzione - dinnanzi a
tutti i problemi che angustiano, nelle cose o nelle intelligenze,
i popoli del mondo.
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